Contro kebab e cibi etnici i sapori della tradizione italiana

Sbarca a Milano, nel cuore di Brera, l'Antica focacceria San Francesco, locale simbolo della lotta al racket a Palermo. Il titolare Vincenzo Conticello: «Basta con l'esterofilia. La nostra cucina vale di più»

Vuol essere l'anti-kebab. L'anti-etnico, a dispetto dello "straniero è bello" ed è pure di tendenza che sembra imperare in tutti i campi, gastronomia inclusa. Come? Ripartendo dalle origini. Dalle care vecchie tradizioni culinarie d'Italia anzi, per essere precisi, del profondo Sud: la Calabria, il pane prodotto con le farine biologiche cotto rigorosamente a legna; e la Sicilia dei sapori di strada, dalla "focaccia", cult palermitano meglio noto come "pani ca meusa", alias il pane condito con la milza cotta, alle panelle, le tipiche frittelle di farina di ceci che ancora a Palermo sono una specialità imperdibile. Ed ancora, le arancine, lo sfincione, insomma i cibi tipici della tradizione culutaria sicliana. E poi ancora i dolci, dai cannoli di ricotta da riempire a vista alle classiche cassate. Sbarca a Milano, nel cuore di Brera - via Ponte Vetero 10 - l'Antica Focacceria San Francesco di Vincenzo e Fabio Conticello, locale storico di Palermo - nel capouogo siciliano ha visto la luce nel 1834 - diventato, da qualche anno a questa parte, simbolo del «no» al racket del pizzo. Sbarca a Milano e si unisce a una tradizione già radicata nel capoluogo lombardo, quella di Rocco Princi, calabrese ma soprattuto «re» del pane doc a Milano. Un connubio che, nelle intenzioni dei due imprenditori, è qualcosa di più di una semplice operazione commerciale, quasi una sorta di crociata alla riscoperta del buon gusto, che parte dalla vetrina milanese per un lancio che potrebbe pure varcare i confini d'Italia. L'inaugurazione è fissata per venerdì prossimo, alle 18. Ad accogliere i milanesi che vorranno provare l'ebbrezza dell'happy hour all'insegna dei sapori italiani un ambiente che in tutto e per tutto riprodurrà il fascino dello storico locale palermitano, che affascinò pure Garibaldi e Crispi. Rigorosamente della tradizione le materie prime e anche gli articoli in vendita, rigorosamente biologici e provenienti dalle aziende strappate ai boss e coltivate dai giovani di Libera. Inevitabile, la caratterizzazione antimafia, per un locale che, a Palermo, da qualche anno a questa parte è diventato l'emblema della possibilità di ribellarsi al racket della mafia. Ma non solo. «Siamo due imprenditori – spiega Vincenzo Conticello – che hanno come obiettivo la valorizzazione della tradizione italiana.

Mentre i cibi etnici ci invadono, mentre impazza il kebab, noi vogliamo regalare all'Italia le nostre tradizioni, e partiamo da questa bella vetrina in Lombardia. Noi italiani siamo esterofili, e ci dimentichiamo di quanto sono buoni i prodotti di casa nostra. Bene, la nostra scommessa invece è promuoverli e valorizzarli».

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