I santi come «testimoni della speranza per il mondo» e, citando Papa Benedetto XVI, come unici «veri riformatori» in grado di cambiare il mondo. Usa toni a tratti severi, lArcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, durante lomelia tenuta ieri in Duomo per la festa di Ognissanti. Ed è stata una riflessione anche amara, quando si sofferma sulla «cultura dominante» e limpatto che il male ha nel vivere quotidiano.
«Dobbiamo confessarlo - ha detto infatti Tettamanzi -, siamo spesso impressionati dal tanto male che nelle sue diverse forme si diffonde e trionfa nel mondo». E ancora, «siamo impressionati dal male legato ai gravissimi disastri naturali e ancor più alliniquità umana che contagia il cuore e causa odio, ingiustizia, violenza, guerra, terrore e morte sino al male più radicale che è il peccato. E questo ci fa preoccupati della nostra condizione morale e religiosa della nostra società, ma anche, talvolta, della superficialità e della mediocrità spirituale delle nostre stesse comunità ecclesiali».
Uno sguardo a tratti cupo, quello del cardinale, che però sa aprirsi alla speranza. Grazie proprio ai santi. «Anche oggi ci sono i santi, e ce ne sono tantissimi, non solo in cielo ma anche in terra». E sono le persone «dal cuore buono e dalle opere buone, spesso umili e nascoste, mai reclamizzate, sempre presenti, efficaci e incisive nella storia. Persone vissute con noi e che più volte abbiamo incontrato».
È così che diventa possibile «guardare con occhi illuminati e con il cuore fortificato dalla speranza al futuro che ci attende, nella certezza che lultima parola non spetta al male ma al bene». È da questo, per lArcivescovo, che «viene la vera rivoluzione, il cambiamento del mondo».
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