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Contro natura E il laziale tiferà perché perda... la Lazio

Come non sentirsi tutti un po' laziali. Da una settimana, si ritrovano nella condizione umana più penosa che un tifoso possa immaginare. Il cuore gronda dolore, l'anima è squarciata, la fede barcolla: tifare la propria squadra perché batta l'Inter e conquisti definitivamente la salvezza, oppure tifare disperatamente perché la Lazio perda, così da tumulare sadicamente la fine del sogno tricolore di sponda romanista?
In questi giorni, uno dei divertimenti più divertenti - a parte le dimissioni di Bocchino - si è rivelato il viaggio nei siti biancoazzurri. Rilevazioni demoscopiche non ce ne sono, credo, ma si può realisticamente concludere che la corrente del tifo uxoricida, pronto domani a strangolare l'amata per fare il supremo dispetto alla Roma, sia piuttosto prevalente. Ci sono gruppi che si sono organizzati per chiedere ai propri idoli di non affaticarsi contro l’Inter, per non arrecare alla propria gente un dispiacere di proporzioni inaudite, vincere e consegnare lo scudetto al nemico.
Il dilemma non è piccolo. Qualunque tifoso sa che significa. Dà più piacere una vittoria della propria squadra, che però consegna la grande felicità al peggiore rivale, oppure dà più piacere la sconfitta che condanna perfidamente la controparte alla disperazione?
Mettendoci al posto dei laziali, la risposta risulta obbligata: c'è qualcosa di surreale nel tifare perché la Lazio perda, ma umanamente non è supplizio sopportabile la Roma scudettata e i romanisti che beffardamente ringraziano da qui all'eternità. Lo ricorderebbero anche i pronipoti, quella volta che la Lazio consegnò lo scudetto alla Maggica. Libidine assoluta. Tra baccanali e libagioni decennali, sarebbe durissima per un laziale frequentare ancora la propria città. Via, non è pensabile. Adesso i romanisti stanno rosicando: vuoi mettere il piacere sadico di condannarli al rosicamento perenne? Da una piccola tristezza può nascere un grande piacere: sembra di Confucio, ma è solo Lazio-Inter vista da un laziale.
So che un discorso simile smuoverà i migliori sentimenti delle anime belle, quelle che ogni volta partono con i loro fremiti di nobiltà sportiva, ricordando quanto sia becero, volgare e molto italiano tifare contro qualcosa o qualcuno, in questo caso contro il trionfo della Roma. Certo non è da buttare, il discorso del tifo corretto e leale. Ma solo quando si contrappone alla vera metastasi, quella cultura e quel mondo ultrà fondati sui coltelli da macellaio e sui riti tribali dell'affiliazione.
In questo caso, però, siamo a un altro livello: il tifo, in quanto malattia molto seria, produce sintomi imprevedibili. Se i laziali domenica sognano una storica sconfitta della propria squadra, hanno buonissime ragioni. Io mi schiero: al loro posto, sognerei un 4-0 per l'Inter e poi andrei in giro per Piazza Venezia e via del Corso a strombazzare. Ovviamente lo farei anche se in quella stessa situazione ci fosse la Roma. O il Genoa, o il Torino, o l'Inter, o il Milan: non c'è come convivere nella stessa città per sapere quanto possa risultare dolorosa la gazzarra beata e felice dei rivali, oltre tutto regalata proprio da chi poi deve sorbirsela tutti i giorni, casa-ufficio, ufficio-casa, passando penosamente dal bar.
La fanno facile, quelli della Roma: loro sì possono permettersi tranquillamente di tifare Lazio. È per una domenica soltanto, un peccato superabile. Basta pentirsi e promettere di non rifarlo più. È comunque una scelta speculativa, strategica, egoistica: se la Lazio vince, a godere sono comunque loro, i romanisti. Ci sta, nella vita di un tifoso, una caduta calcolata. Basta che abbia serissime motivazioni.
Tutto questo è molto becero e molto italiano? Piano, con le sentenze da salotto buono. Sarà becero, ma non è solo italiano. Si dà il caso che anche in Inghilterra, paradigma di tutti i tifi leali e di tutte le curve corrette (poi però una volta gli idealisti ci spiegheranno come sia potuto nascere proprio lì il civilissimo fenomeno hooligans), ecco, persino in Inghilterra ci sarà una tifoseria che domani si ritroverà a tifare per gli odiosi avversari di sempre. Quelli del Manchester, secondi in classifica come i romanisti, sperano che il Liverpool vinca o pareggi in casa del Chelsea, capolista avanti di un punto. Il Liverpool lo odiano, faticano anche solo a nominarlo, vorrebbero che non fosse mai nato: ma per un giorno persino il Liverpool val bene un coro.
Non c'è niente di assurdo, in questo week-end controsenso. La vita del tifoso è molto complessa, presenta di queste dure prove. Però non dimentichiamolo: niente è paragonabile a quello che aspetta i laziali. Tifare contro la propria squadra. È innaturale e blasfemo. Ma è la cosa giusta da fare.

C'è qualcosa di molto peggio della sconfitta della Lazio: lo scudetto della Roma, regalato dalla Lazio.

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