Tibet, ma non solo. Discriminazioni e persecuzioni, ma anche e soprattutto per i cristiani. A mettere a fuoco i soprusi commessi dalla Cina sarà un dibattito in programma questa sera alle 18 al teatro della Gioventù di via Macaggi. Il relatore sarà il giornalista e storico Alberto Rosselli, ma a organizzare e introdurre largomento sarà Roberto Cassinelli, coordinatore metropolitano di Forza Italia e candidato alla Camera.
Cassinelli, ma il Tibet non è un po lontano dalla Liguria?
«Pur a una notevole distanza, certi argomenti non possono lasciare indifferenti le persone moderate, chi ha un vero sentimento liberale. Ed è quasi inevitabile che la cosa finisca in una campagna elettorale che si sposta inevitabilmente anche su temi nazionali».
Tutti stanno con il Tibet.
«Intanto diciamo che cè lemergenza dei monaci tibetani, ma non possiamo dimenticare le persecuzioni subite dai cristiani in Cina. Anche la relazione annuale dellOnu sostiene che nel mondo sono proprio i cristiani a subire le persecuzioni maggiori. E il loro caso in Cina è legato da un cordone ombelicale con quello dei monaci. Perché cè un desiderio di reprimere il dissenso, qualunque dissenso, dal regime cinese».
Ma la Cina è troppo forte economicamente...
«Diciamo anche che hanno sviluppato la loro economia con un vecchio sistema che è quello della riduzione in schiavitù dei lavoratori. Uomini, donne, ma sempre più spesso bambini».
E perché nessuno parla?
«Bisognerebbe chiederlo a chi non parla. Certo che per essere veri liberali non basta dichiararsi tali o portare le camicie allamericana come fa Veltroni».
Ma un convegno cosa può fare?
«Certo non siamo talmente velleitari da pensare che il governo cinese si dimetta per il nostro convegno, ma riteniamo sia doveroso sensibilizzare le coscienze del mondo occidentale, far conoscere cosa sta accadendo».
Perché? Qualcuno non lo sa?
«Cè chi non sa. Il livello di disinformazione è enorme purtroppo. Capisco che poi i problemi siano quelli del posteggio sotto casa, della spazzatura. Ma è giusto, oggi, parlare almeno un po anche di quel che accade in Cina».
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