(...) E un esposto alla procura della Repubblica per «apologia di reato e istigazione a delinquere». Reati che si configurerebbero, scrive Plinio nel comportamento delle istituzioni che celebrano «fatti eversivi» e nelle parole dei rappresentanti delle istituzioni, «Marta Vincenzi in primis», ma anche Alessandro Repetto, presidente della Provincia. La stessa denuncia verrà presentata da Mario Troviso per conto di «Area Destra».
Gli organizzatori del convegno (insieme a Plinio interverranno anche Alfio Barbagallo, i giornalisti e scrittori Mario Bozzi Sentieri e Piero Vassallo, il professor Paolo Armaroli, il senatore Giorgio Bornacin) presenteranno anche le testimonianze scritte di chi visse quel 30 giugno di sangue. Dal dirigente giovanile dellepoca, Amleto Ballarini, a Pino Rolandino, allora leader missino in Liguria. Verranno ricostruite le giornate che prepararono i gravi tumulti, con lonorevole Ernesto De Marzio, che fu rassicurato del regolare svolgimento del congresso dal prefetto Pianese «al punto che prima di ripartire per Roma, andò a vedere un film». Ci sarà spazio anche per rileggere i passi essenziali di una tesi di laurea presentata allUniversità di Firenze da Jacopo Cellai, che ha ricostruito i fatti storici al netto delle bugie ideologiche.
A smentire coloro che oggi esaltano la violenza politica di piazza restano poi gli atti giudiziari dellepoca. Quelle sentenze che, quando non fanno comodo, evidentemente possono essere stracciate o dimenticate. Per gli scontri di Genova nei quali restarono feriti anche gravemente circa 150 appartenenti alle forze dellordine, vennero condannati dal tribunale di Roma ben 43 dimostranti. Se secondo Repetto (ma solo secondo lui) la «dottrina sociale della Chiesa» tollera quella violenza, le leggi della Repubblica democratica fondata sullantifascismo la condannano. Così come condannano l«uomo della trave», che sembra essere una costante della violenza di piazza contro le forze dellordine. Come Massimiliano Monai cercò di sfondare la jeep dei carabinieri in piazza Alimonda durante lassalto dei no global in cui morì Carlo Giuliani, anche nel 1960 si nota un giovane armato di trave che vuole infierire contro una camionetta della polizia già abbandonata dagli occupanti aggrediti dai «democratici» manifestanti. Quel giovane era Giuseppe Pellerano, allora ventottenne, originario di Carloforte, ospite fisso del «Massoero». Venne condannato a 4 anni, 5 mesi e 15 giorni di cella.
La violenza del 1960 tanto cara alla sinistra non sembra però essersi esaurita. Chi oggi si straccia le vesti perché cittadini pacifici contestano la sindaco, continua a tacere dopo lennesima aggressione subita da esponenti della Lega Nord. Venerdì pomeriggio è intervenuta la polizia a salvare Milane Pizzolo e Giannalberto Conte che avevano allestito un regolare banchetto in piazza San Lorenzo.
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