A due anni dallultimo aumento di capitale, gli azionisti di Unicredit sono chiamati di nuovo a mettere mano al portafoglio. Il consiglio di amministrazione dellistituto, nella riunione di ieri mattina, ha approvato le condizioni e il calendario dellofferta di azioni ordinarie in opzione ai soci e prevede lofferta di titoli ordinari di nuova emissione al prezzo di sottoscrizione di 1,943 euro per azione, nel rapporto di opzione di due nuovi titoli ordinari ogni azione ordinaria e/o di risparmio posseduta.
Ma che cosa farà ora il piccolo risparmiatore? Questultimo ha, sostanzialmente, due strade percorribili, la prima della quali consiste nel non aderire allaumento di capitale; in questo caso non mette sul piatto altri capitali sul titolo ma, al contrario, incamera i diritti che può vendere in Borsa: il consiglio degli esperti, in questo caso, è di farlo il prima possibile per evitare che il prezzo dei diritti (come avvenuto, a esempio, nel corso dellaumento di capitale di due anni fa) scenda in modo vistoso durante il periodo di negoziabilità in Piazza Affari.
La seconda opzione, invece, è quella di aderire allaumento. In questo caso, dovrà sborsare lequivalente di 2 azioni per ognuna posseduta: se, per esempio, avesse 1.000 titoli Unicredit ordinari dovrebbe versare 3.886 euro, mentre se ne avesse 5.000 lassegno da staccare ammonterebbe a 19.430 euro.
Ma perché il piccolo risparmiatore dovrebbe aderire a questo nuovo aumento di capitale? Se lo fa deve essere convinto che il titolo Unicredit, le cui quotazioni di Borsa viaggiano attualmente sui minimi storici, possa rivalutarsi, più o meno sensibilmente, nei prossimi mesi e anni. Le condizioni perché ciò possa avverarsi dipendono, tuttavia, da due fattori, uno esterno e uno interno al gruppo. In primis, il titolo Unicredit, come tutti quelli del settore bancario italiano, continuerà a essere legato allevoluzione della crisi del debito sovrano della zona euro: se questo tenderà a trovare una soluzione stabile e sostenibile i benefici sulle quotazioni del titolo potrebbero essere sensibili.
Il secondo elemento, invece, è specifico del gruppo Unicredit e, più in particolare, alla effettiva realizzazione degli obiettivi del piano industriale.
Qui, secondo alcuni analisti, le previsioni del management di Unicredit sono un po troppo ottimistiche, soprattutto relativamente al rischio di credito nei prossimi anni: la previste riduzione delle sofferenze, degli incagli, dei crediti e dei prestiti inesigibili sarebbero, cioè, eccessive nello scenario economico-finanziario atteso per i prossimi anni.
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