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La convocazione? La decide la politica

La Fifa cancella Nuova Zelanda-Fiji perché al portiere ospite è stato vietato l’ingresso nel Paese: il parente ha partecipato al colpo di Stato nelle isole

da Wellington

Ora le convocazioni le fa la politica e non il ct. Così pare raccontando della complicazione che ha costretto la Fifa a cancellare la sfida tra Nuova Zelanda e Fiji, che avrebbero dovuto affrontarsi domani a Auckland per le qualificazioni ai Mondiali 2010. Decisione assunta dopo le polemiche degli ultimi giorni. La Nuova Zelanda ha negato il visto al portiere figiano Simione Tamanisau per una ragione singolare: il patrigno del giocatore è un militare appartenente alla giunta che, lo scorso dicembre, ha preso il potere nelle Isole Fiji con un colpo di Stato. La federazione figiana ha protestato, ma non c’è stato verso ed allora la Fifa ha cancellato la partita.
«Provvedimento estremamente deludente», commenta Winston Peters, ministro degli Esteri neozelandese. «Ci avevano assicurato che la gara si sarebbe giocata». Il ministro ha puntualizzato: «Nessuno ha diritto automaticamente ad un visto, entrare in un altro Paese è un privilegio e ogni nazione, in linea con le proprie politiche sull’immigrazione, si riserva il diritto di impedire l’ingresso ad alcuni individui. Le autorità sportive non hanno il potere per determinare tali politiche. Noi abbiamo agito secondo le nostre linee».
Giusto, ma la federcalcio dell’Oceania (OFC) ha fatto sapere che il pallone dovrebbe rimanere estraneo a scelte politiche. «È un precedente negativo», dice il presidente Tai Nicholas. «La Fifa, come custode dello sport, ha dovuto prendere una simile decisione: la partita si sarebbe potuta giocare solo se fosse stato concesso il visto al portiere di Fiji».

Ormai non è più solo una questione di passaporti falsi.

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