Copenaghen, duri scontri tra polizia e "black bloc"

La polizia è intervenuta per spegnere le fiamme appiccate in un'ex caserma occupata. I "black bloc" hanno lanciato bottiglie incendiarie e ordigni a basso potenziale: 210 in manette

Copenaghen, duri scontri 
tra polizia e "black bloc"

Copenaghen - Ancora violenze e disordini a margine del vertice mondiale sul clima di Copenaghen. Barricate in fiamme, lanci di molotov e di altri ordigni la notte scorsa nel quartiere di Christiania della capitale danese. Fonti ufficiali della polizia hanno confermato che sono stati compiuti circa 210 fermi. Il sito internet di un quotidiano danese ha segnalato che in azione, durante i disordini, sono entrati anche "Black Bloc". La loro presenza è stata riferita anche da un’agente di polizia. Oltre alle bottiglie incendiarie, nei disordini sono stati usati anche altri tipi di ordigni a basso potenziale.

Il blitz della polizia Un gran numero di militanti "climatici" danesi e stranieri partecipavano a una festa a Christiania, una ex-caserma occupata dal 1971 dagli hippy e diventata poi il più grande rifugio di emarginati d’Europa. Secondo un testimone interpellato dalla rete TV2 News, la polizia, che ha bloccato tutti gli ingressi e le uscite di Christiania, è intervenuta entrando in una tenda dove si teneva la festa e ha lanciato gas lacrimogeni per scacciarne gli occupanti. Le forze dell’ordine erano intervenuto all’inizio della serata per spegnere gli incendi appiccati alle barricate fatte di cassonetti e di materiale infiammabile di fronte a Christiania. Sono state attaccate con lanci di bottiglie molotov e sono state costrette a ricorrere ai lacrimogeni, secondo il portavoce.

Le persone arrestate sono state rapidamente condotte con i bus della polizia fino al centro speciale di detenzione istituito vicino a Copenaghen in occasione del vertice mondiale sul clima nella capitale danese. In precedenza, sempre ieri, diciassette persone erano state arrestate in seguito a una manifestazione di oltre un migliaio di militanti che pretendevano l’apertura delle frontiere ai profughi vittime del clima.

 

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