Alessandro Ursic
Il tifoso medio lo ripeteva da anni: la coppa Italia andava riformata sul modello inglese. La Lega Calcio ha ascoltato lumore del popolo e si è (in parte) adeguata proponendo questanno una formula nuova: una prima fase con partite secche in casa della squadra più debole, e otto formazioni di serie A che entreranno in gioco dagli ottavi di finale, con gare di andata e ritorno. La grande giostra comincia oggi con due anticipi, Ascoli-Acireale e Spezia-Cesena. E tutti si chiedono: basterà per ridare fascino alla competizione più snobbata del nostro calcio?
Per ora possono sognare i tifosi dei 30 club di serie C1 e C2 ammessi, alcuni dei quali allesordio assoluto: è il caso di Pizzighettone, San Marino, Frosinone e Giugliano. Ma ci sono anche squadre (Sangiovannese, Manfredonia, Valenzana e Grosseto) che hanno partecipato per lultima volta prima della seconda guerra mondiale. Immaginare un ottavo di finale tra Pizzighettone e Inter, o tra Valenzana e Milan, ora si può.
Lambizione delle «piccole» è di ripetere il cammino del Calais, la squadra di dilettanti che nel 2000 arrivò a giocarsi la finale della coppa di Francia con il Nantes. Ma basterebbe anche emulare i Wycombe Wanderers della Second Division inglese (lequivalente della nostra C1), che nel 2001 furono sconfitti in semifinale di FA Cup dal Liverpool. O fare come lAmiens, che dalla serie C francese arrivò in finale come il Calais.
Prodigi di un tabellone ad eliminazione diretta? Sicuramente, ma anche di un torneo preso sul serio da tutte.
Coppa allinglese: lInter può trovare il Pizzighettone
Partecipano anche 30 squadre di C, prima fase con partite secche in casa della più debole. Anche Sangiovannese e Valenzana sfidano le grandi
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