A suo modo, è una coppa del mondo. E, in qualche maniera, ad affrontarsi saranno squadre «nazionali». È la «Viva world cup», fase finale di un torneo di calcio tra formazioni non riconosciute dalla Fifa. Provenza, Occitania, Gozo, Kurdistan e Lapponia le squadre che scenderanno in campo nelledizione 2009, che si disputerà negli stadi di Novara, Varese, Brescia e Verona. E, ovviamente, non mancherà la Padania (detentrice del titolo), la cui formazione è stata presentata ieri alla Fondazione Iseni y Nervi di Lonate Pozzolo (Varese). Ospite donore, il ciclista Ivan Basso.
«Il modulo di gioco sarà il 4-4-2; a differenza della finale della scorsa edizione con la Lapponia - spiega il commissario tecnico Leo Siegel -. Questanno la Padania sarà una squadra composta da giocatori operai: avremo un collettivo migliore e meno individualità». E così parte la rincorsa verso il tetto del mondo. Fabrizio Iseni, presidente del Comitato organizzatore, racconta del grande impegno per portare in Padania le altre 5 nazionali di calcio: «Ingresso gratuito a tutti negli stadi e possibilità di devolvere offerte a onlus che operano nel sociale. Vedremo un grande calcio, giocato da giocatori che militano in club di livello internazionale e che, per scelta, tornano in patria per disputare questo mondiale. È la dimostrazione di un profondo attaccamento alle proprie radici».
Non si nasconde, Iseni. «La Padania parte da favorita, perché ha vinto la scorsa edizione del titolo mondiale. Inoltre, non bisogna mai trascurare il fattore campo: per imporsi, la nazionale della Padania ha sia i numeri che la volontà». E colori che non potevano essere che quelli. Maglia a strisce bianche e verdi orizzontali. «Questo mondiale - spiega il Team manager, Renzo Bossi - sarà loccasione di vedere dellottimo calcio, giocato con passione da nazionali che altrimenti non potremmo ammirare, ma sarà anche loccasione per un confronto e uno scambio culturale fra squadre e nazioni: i giocatori delle squadre vivranno insieme per tutte le giornate in cui è in calendario questa fase finale. È un modo nuovo di concepire il calcio, che diventa veicolo di cultura e non solo di agonismo, per creare un autentico spirito di fratellanza.
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