La Coppa del mondo ostaggio a Canton tornerà a Roma solo grazie a un trucco

Sarà consegnata al nostro ambasciatore dopo il pasticcio del governo

Gian Maria De Francesco

da Roma

«Da Roma mi dicono che c’è nervosismo e preoccupazione sul ritorno della Coppa del mondo. È stato complicato averla, ci sono state complicazioni di sicurezza per mantenerla, ma volevo rassicurare tutti: la coppa rientra con valigia diplomatica e giovedì sarà a Roma».
Il ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, nel corso di una conferenza stampa a Pechino ha confermato le anticipazioni del Giornale di ieri: il trofeo vinto dagli Azzurri lo scorso 9 luglio è rimasto bloccato in Cina. Il mancato adempimento delle procedure doganali all’arrivo nel Paese asiatico ha comportato un prolungamento forzato del «soggiorno» cinese della coppa, esposta alla Fiera di Canton.
Il volo di Stato, che ieri ha riportato a Roma la delegazione italiana capeggiata dal premier Romano Prodi, è infatti decollato senza la celebre scultura in oro, disegnata da Silvio Cazzaniga, che dal 1974 premia la squadra vincitrice dei campionati del mondo di calcio. È ripartito anche Gigi Riva, il team manager della Nazionale, che a quanto rivelano fonti bene informate, non sarebbe stato messo al corrente del disguido. L’Istituto per il commercio estero (Ice), responsabile delle sorti della Coppa del mondo in quel di Canton, non ha abbandonato il trofeo al suo destino e lo ha fatto custodire nel caveau di una banca cinese, sorvegliato da guardie armate del Sun Bao.
Il riferimento del ministro Bonino all’utilizzo di una «valigia diplomatica» tradisce l’imbarazzo di Palazzo Chigi per la vicenda. Il console italiano a Canton, infatti, dovrà riportare la coppa a Pechino e far sì che questa possa essere imbarcata per l’Italia ad opera del nostro ambasciatore. Se all’arrivo nel Paese del Celeste Impero non fosse stata messa in una borsa dal consigliere diplomatico di Bonino e fossero state seguite le procedure non si sarebbe dovuto ricorrere a questo escamotage. Si tratta di procedure che fanno riferimento allo status di diplomatico di ogni ambasciatore e che, in base alla Convenzione di Vienna, garantiscono che i suoi bagagli non vengano aperti e sottoposti a ispezioni. Lecito quindi domandarsi perché un trofeo che ha ridato lustro al movimento calcistico nazionale debba abbandonare la Cina come se si trattasse di pubblicazioni redatte dagli oppositori cubani del regime castrista.
Non si tratta del primo incidente del genere capitato sotto il governo Prodi in Cina.

Pare che anche 65 opere esposte a Italy Made in Art: Now la scorsa estate a Shanghai siano tornate in Italia con la valigia diplomatica. Insomma, un po’ di attenzione in più quando si tratta di «esportare» la nostra cultura non guasterebbe.

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