Cultura e Spettacoli

Coppi, Bartali e quella foto entrata nel mito delle due ruote

Vito Liverani, decano della fotografia italiana, è il custode del segreto della storica fotografia di Coppi e Bartali. Solo lui sa chi passò la "borraccia". "Ma non lo dirò mai", giura il fotogiornalista. AUDIO/ La storia della foto e Il segreto della borraccia

Coppi, Bartali e quella foto  
entrata nel mito delle due ruote

Milano - Quella di Vito Liverani è una vita dietro l’obiettivo. Ha iniziato giovanissimo, a 12 anni, a scattare foto e non ha mai smesso. Foto e sport, le sue passioni. Pugilato e ciclismo prima di tutto. Sport di fatica e di passione. Oltre a essere un guru della camera oscura, Liverani è anche il custode di uno dei segreti d’Italia. Dell’Italia sportiva, s’intende. La foto di Bartali e Coppi, quella del Giro di Francia del 1952, in cui si passano una borraccia. E nessuno sa chi la passi a chi. Un dubbio che fa discutere e litigare gli appassionati delle due ruote da più di mezzo secolo.

Liverani, la foto della borraccia è sua?

Innanzitutto precisiamo una cosa. Coppi e Bartali non si stavano passando una borraccia ma una bottiglia d’acqua, probabilmente di Perrier. Eppure si è sempre parlato di borraccia, sbagliando. Basta osservare con attenzione la fotografia e si vede che è una bottiglia.

Ma la foto ora ce l’ha lei?

Sì io gestisco lo sfruttamento dell’immagine per conto della moglie di Carlo Martini, il fotografo che la scattò. Ci tengo molto a precisare che la foto è stata scattata da lui, perché nel corso degli anni molti fotografi ne hanno reclamato la paternità, ma quella foto è di Martini. Non ci sono dubbi. Io lo conoscevo molto bene, presi il suo posto alla Gazzetta dello Sport.

Una foto storica e avvolta dal mistero.

In verità c’è poco di misterioso. Quella foto è stata creata. Martini si mise d’accordo coi due corridori e col direttore di gara per scattarla. Diede una bottiglia a un suo amico e gli disse di dargliela quando passavano.

E perché?

Per fare una foto diversa. A quei tempi noi fotografi ci tenevamo molto ad avere immagini diverse da tutte le altre. E’una foto creativa, bellissima, un’immagine che vorrei avere scattato io. Oggi una foto del genere sarebbe impossibile.

In che senso?
Nel senso che allora fra colleghi ci rispettavamo e non ci rubavamo le idee e le immagini. Se Martini la facesse oggi dietro di lui ci sarebbero una decina di fotografi a copiare la sua idea.

Mi tolga un dubbio. Chi ha passato la bottiglia. Lei lo sa. Certo che lo so. Ma non ho intenzione di dirlo. Basta avere il numero di “Un anno di sport del 1952”, costava 100 lire e aveva 100 notizie per cento pagine.

Un segreto economico direi… Peccato che immagino non sia più in edicola.

Io l’ho preso a un mercatino tanti anni fa. Un segreto che non è un segreto. Nella didascalia della foto di copertina il mistero è svelato. Sfortunatamente sono rimaste pochissime copie. Ma io non voglio rompere questo silenzio.

Non vuole proprio dirlo. Perché?

Per i tifosi e per tutto il caso che questa fotografia nel corso degli anni ha creato. Per il gesto. Durante una gara di quel tipo, a luglio, una bottiglia d’acqua è un bene prezioso, necessario. Martini gliel’ha fatta consegnare e loro se la sono passata. Un bel gesto.

Non importa sapere chi l’ha passata per primo.

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