Coppia di anziani uccisi: s’indaga sui conti correnti

Coppia di anziani uccisi: s’indaga sui conti correnti

Ancora avvolta nel mistero la morte di due anziani di Vimercate sorpresi in salotto e colpiti al capo dall’assassino, quasi sicuramente da cercare nella cerchia di parenti e degli amici. Infatti ingressi e finestre della villetta dove vivano Antonio Campanini, 81 anni, e Azucena Moreno Laino, 78, sono intatti. Dunque il killer aveva le chiavi o ha suonato ed è stato aperto. E dopo aver ammazzato la coppia, s’è andato senza toccare gioielli, argenteria e soldi, circa 1.600 euro. Scartato il furto o la rapina finita male, si apre un ampio spettro di possibilità per risolvere il giallo. E solo scavando nella vita privata e negli affari dell’uomo, i carabinieri di Monza, diretti dal colonnello Michele Piras, potranno trovare la chiave del giallo.
Campanini, laureato in ingegneria, aveva diviso la sua attività professionale tra direzioni lavori, lottizzazioni e intermediazione immobiliare. Uno delle sue ultime realizzazioni all’inizio degli anni ’90 proprio in via Adige nella frazione di Oreno, dove tra il civico 19 e 27 aveva realizzato cinque villette. La prima era diventata la abitazione e studio, la seconda sede delle sue società, le altre vendute. «Ho comprato casa da lui 11 anni fa, nulla da dire sulla sua correttezza» racconta una vicina.
Subito dopo Campani viene colpito da un ictus che lo lascia con seri problemi di movimento, mentre il secondo, una decina d’anni fa, lo mette su una sedia a rotelle. Per questo prende una signora argentina che lo assista. E il rapporto di lavoro diventa ben presto affettuoso. Tanto che si parlava di matrimonio, anche se passi ufficiali non erano ancora stati fatti. «Una coppia felice - spiega il massaggiatore che martedì sera dalle 17.30 alle 18.30 è andato a fare la solita fisioterapia - Campanini parlava infatti di una crociera di tre mesi da fare attorno al mondo». L’aggressione appena andato via il terapista. Nessun segno di scasso, il killer entra tranquillamente in casa, forse usando le chiavi, forse facendosi aprire dopo aver suonato. La posizione dei corpi lascia anche intendere che abbia colpito a tradimento, le vittime verranno trovate sedute in poltrona, uccise da colpi sferrati con una spranga o un bastone. Arma che l’assassino poi porta con se.
Mercoledì alle 14 Faja, il maggiordomo originario della Kirghistan suona inutilmente alla porta. Va a chiamare la signora Anna, storica assistente dell’ingegnere. Aprono l’ingresso, che non era chiuso a chiave, e fanno la terribile scoperta.

Vengono avverti la ex moglie, da cui era separato da tempo e i figli, Laura, 55 anni, Elena, 50, e Aldo Maria Antonio, 46 anche lui ingegnere, che aveva rilevato l’attività del padre. Tutti in caserma ora a raccontare la vita dell’ingegnere, i suoi rapporti, soprattutto di lavoro, i suoi affari e i suoi conti corrente.

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