Coppie di fatto, Mastella «divorzia» da Prodi

da Roma

Sulle unioni di fatto esplode la babele del governo. La Pollastrini l’approverebbe già domani ma Mastella non ci pensa proprio. Per Ferrero deve equiparare le convivenze ai matrimoni ma per la Bindi si deve evitare la confusione con la famiglia. Il governo ha cancellato l’emendamento della Finanziaria che concedeva ai conviventi gli stessi sgravi fiscali delle coppie sposate e si è impegnato a presentare entro il 31 gennaio un testo condiviso per disciplinare le unioni di fatto, etero e omo. Nonostante i proclami trionfalistici di alcuni, soltanto alcuni, rappresentanti del centrosinistra per l’accordo su un ordine del giorno, che deve essere comunque ancora approvato dal Senato, l’impegno del governo a trovare un accordo sulle coppie di fatto che poi possa essere approvato dal Parlamento appare oggi come una missione impossibile. Ogni ministro infatti ha una sua opinione totalmente divergente dal resto del governo.
La prima a mettere il cappello sulla sedia è il ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini, che da sempre si dichiara a favore di Pacs, ovvero dei patti civili di solidarietà, che sono una sorta di piccolo matrimonio sul modello francese.
«L’impegno del governo per una legge sulle coppie di fatto entro il gennaio 2007 è una novità importante e che verrà rispettata», dice la Pollastrini che comunque rimpiange «la norma certa in materia di successioni» cancellata dalla Finanziaria. La Pollastrini conta di «completare nei prossimi giorni il lavoro avviato dal ministero così da sottoporre una prima bozza della legge al ministero della Famiglia, al governo e alla maggioranza, alle associazioni interessate».
Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, non ha nulla in contrario a sedersi intorno a un tavolo ma soltanto per discutere «i diritti individuali di ognuno» nel senso che non si può in alcun modo parlare di diritti delle coppie perché questo metterebbe «in discussione la famiglia tradizionale». Cosa che Mastella non vuole assolutamente fare, tanto che è stato uno dei principali artefici della cancellazione dell’emendamento incriminato sulle successioni. E il Guardasigilli fa anche un passo più avanti permettendosi di dare un consiglio al premier Romano Prodi. «Sarebbe meglio che il governo non entrasse in questa storia - dice Mastella -. Sono convinto che i temi eticamente sensibili vadano lasciati alla libera iniziativa parlamentare. Sono un uomo cattolico che non verrà mai meno ai suoi principi, però, degasperianamente, sono un politico che ha ben presente i principi della laicità». Insomma se proprio un ddl deve essere presentato sarebbe meglio che lo facesse il Parlamento e non il governo. Il leader Udeur perciò avverte: «Attenzione, perché questa storia delle unioni di fatto può essere pericolosa. Io non so come andrà a finire, ma se non fa attenzione il governo rischia».
Figuriamoci come potrà concordare con la richiesta del ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che considera essenziale inserire nel ddl «l’equiparazione dei diritti delle persone che compongono la coppia di fatto con quelli di una coppia regolare».
La sua collega, il ministro per la Famiglia Rosy Bindi, si dice dispostissima a sedersi a un tavolo e a discutere ma precisa pure che sulla «questione il governo Prodi è distante da Zapatero» e spiega che l’ordine del giorno «che ricalca il programma dell’Unione individua il riconoscimento dei diritti delle persone che fanno parte delle unioni civili senza discriminazione sessuale ma non il riconoscimento delle unioni civili».
Sono ben 13 le proposte depositate in Parlamento, 10 dell’Unione. La prima è firmata dal diessino Franco Grillini e parla esplicitamente di Pacs: disciplina del patto civile di solidarietà. Nelle altre si va dalle «unioni solidali» ai «contratti di convivenza».
Il centrodestra comunque boccia l’annuncio del ddl come un vero e proprio attentato alla famiglia. L’ex ministro di Forza Italia Enrico La Loggia annuncia che l’opposizione darà battaglia per difendere il valore della famiglia.

Il senatore azzurro Lucio Malan, invece, si limita a fare qualche conto sottolineando che se approvati «nei primi vent’anni di introduzione, i Pacs costerebbero al sistema previdenziale, per via della reversibilità della pensione, oltre 83 miliardi di euro».

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