Il viaggio del Papa in Croazia ha avuto, lo ha detto lui stesso, la coscienza come «tema centrale». Un tema che rischia di avere immediate ripercussioni nella vita culturale e politica: anche in Italia, dove proprio sui temi «di coscienza» come leutanasia o il riconoscimento delle unioni di fatto i cattolici schierati nella sinistra sono uniti da uno strano connubio a chi sostiene tesi opposte alle loro. «La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia - ha affermato il Pontefice - dipendono in buona parte da questo punto critico che è la coscienza, da come la si intende. Se la coscienza, secondo il prevalente pensiero moderno, viene ridotta allambito del soggettivo, la crisi dellOccidente non ha rimedio e lEuropa è destinata allinvoluzione. Se invece la coscienza viene riscoperta quale luogo dellascolto della verità e del bene, allora cè speranza per il futuro».
Oggi per molti coscienza significa che ciascuno fa quello che vuole, seguendo i suoi impulsi e i suoi desideri. Per la grande tradizione classica e cristiana, al contrario, la coscienza è il luogo dove si ascoltano la verità e il bene, la voce che non incita a fare quel che si vuole ma quel che si deve. Da queste due nozioni di coscienza nascono due opposte concezioni della famiglia e della politica, e il fatto che il Papa identifichi le due posizioni come opposte mette in crisi alleanze trasversali come quelle che nella sinistra italiana uniscono libertari laicisti e cattolici progressisti.
Celebrando la Messa per le famiglie croate, il Papa ha affermato che se si adotta il modello libertario di coscienza, se «si assolutizza una libertà senza impegno per la verità», allora «si riduce lamore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita». Questo porta fatalmente a «una crescente disgregazione della famiglia», a una «mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio», a una politica che nega «lintangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli».
Il Papa ha parlato esplicitamente della politica, che devessere «non falsamente neutra, ma ricca di contenuti umani, con un forte spessore etico», sempre ispirato «alla dottrina sociale della Chiesa». Non è mancata qualche bacchettata allUnione Europea, in cui la Croazia si appresta ad entrare e che spesso promuove un «burocratismo centralistico» e un «razionalismo astratto» laicista. E a chi in Croazia aveva accusato la Chiesa di avere organizzato con il viaggio del Papa uno spot per il centrodestra locale in vista delle prossime elezioni, il Pontefice ha implicitamente risposto celebrando ripetutamente il cardinale Alojzije Viktor Stepinac (1898-1960), proclamato beato nel 1998 e bestia nera della sinistra croata che lo accusa, peraltro falsamente, di essere stato indulgente verso il nazismo.
Benedetto XVI naturalmente parla per il mondo intero. Qualche commentatore straniero ha visto nel richiamo alla famiglia «duratura» un accenno alla spinosa questione del divorzio a Malta, cui il 28 maggio ha detto sì una risicata maggioranza del 53% ma che ora attende una legge. E forse non è estranea al Papa una preoccupazione per lItalia. In alcune città nelle elezioni amministrative si sono viste strane ammucchiate, con cattolici di parrocchia e di curia spinti dalla comune avversione per Berlusconi a marciare allegramente insieme ad attivisti forsennati dellaborto, delleutanasia e del matrimonio gay.
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