Coppola e la banda della Magliana

Relazioni pericolose tra il gruppo finanziario guidato dal manager finito in manette e vari esponenti di clan malavitosi

Coppola e la banda della Magliana

da Milano

Le relazioni pericolose intessute da Danilo Coppola, a Regina Coeli da giovedì mattina, sono al centro del filone d’indagini più delicato che il Valutario della Guardia di Finanza, sta conducendo. Frammenti che dagli affari immobiliari portano dritto alla banda della Magliana e alla cosca dei Piromalli che se da una parte lasciano esterrefatti dall’altra, almeno per il momento, è bene sottolineare che non costituiscono oggetto di addebito specifico. Tra queste relazioni pericolose fu certamente indicato l’affare che una delle società attribuite a Coppola, ovvero la Spica srl fece nel 2002 alle porte di Roma. E infatti nel dicembre di quell’anno acquistò un terreno dalla Toro ’91 srl per 350mila euro. Ebbene liquidatore della Toro è Umberto Morzilli, malavitoso legato a Enrico Nicoletti, il cassiere storico della banda della Magliana. Nato a Roma nel 1957, Morzilli venne arrestato nel 2003 con l’accusa di aver estorto centomila euro a un commerciante, minacciando una rappresaglia con un ordigno esplosivo. Il commerciante si era piegato la prima volta, poi ha chiamato i carabinieri del Nucleo operativo di via In Selci. Nella retata finirono Massimo e Antonio Nicoletti, di 39 e 40 anni.
Tornando agli affari di Morzilli, sul terreno a Rocca di Papa ceduto a Coppola è stato costruito un immobile poi rivenduto a 5,5 milioni di euro, mentre analoga operazione ha interessato un altro appezzamento in località Torgiano, in provincia di Perugia. La Toro ’91, che aveva sede a Roma in vicolo del Casale Lumbroso, ha chiuso i battenti nel 2003 e vedeva come socio di maggioranza al 70% lo stesso Marzilli.
All’esame anche i rapporti con un professionista di Palmi emerso in alcune indagini del passato come commercialista legato al potente clan Piromalli della Piana di Gioia Tauro e già indicato in alcune inchieste del Sole 24 Ore. Roberto Repaci, presidente dell’ordine dei commercialisti di Palmi, provincia di Reggio Calabria. Repaci avrebbe avuto rapporti non diretti con Coppola ma con un collaboratore dell’immobiliarista che sono ora oggetto di approfondimenti.
Nell’inchiesta invece sul crac del gruppo Coppola, eseguite con la collaborazione degli 007 dell’Uic, l’ufficio italiano cambi per appropriazioni indebite per 140 milioni di euro, spunta anche il nome di Fabio Ghioni, responsabile del Tiger Team di Telecom e accusato di aver violato il pc dell’ex ad del Corriere della Sera. Ghioni infatti venne scelto dalla Procura nella primavera del 2005 quando bisognava individuare chi passò all’immobiliarista la notizia che aveva i telefoni sotto controllo. Ghioni parlò confidenzialmente dell’incarico a un giornalista del quotidiano Libero e perse la consulenza. Mentre ancora non si sa chi girò a Coppola la preziosa informazione. Le Fiamme Gialle hanno infatti passato al setaccio numerosi uffici della Telecom per accertare chi e in che termini aveva «avvisato» l’immobiliarista. Di fatto lo stesso al telefono avvertì chi lo ascoltava, ovvero gli inquirenti, che aveva capito benissimo di aver il telefono sotto controllo. E i sostituti procuratori di Roma chiesero al gip di interrompere perché ormai inutile la verifiche delle sue conversazioni. Del resto il materiale documentale sul quale lavorare è imponente.

Solo negli uffici di via Morgagni a Roma, sede del gruppo Coppola, 30 finanzieri si sono intrattenuti dalle 8 di mattina alle 3 di notte, mettendo i sigilli a decine di scatoloni con numerosa documentazione delle tante compravendite avvenute. E siamo solo all’inizio.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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