Copyright sugli animali

Una cosa si deve ammettere: il «partito delle tasse» ha una indubbia creatività. Quando poi si integra con i movimenti ambientalisti, l'esito è sorprendente. Vediamo l'ultima trovata. L'idea è semplice: tanta pubblicità usa gli animali per far vendere i prodotti, dalla tigre, alla scimmia e così via. Allora, visto che che gli inserzionisti pagano attori, musicisti, sportivi che prestano il loro volto ai marchi, perché non dovrebbero pagare anche gli animali? Ecco allora l'annuncio della prossima costituzione di Animal copyright foundation, un'idea del regista e fotografo Gregory Colbert, famoso per la sua mostra Ashes and snow (ceneri e neve) che raccoglie centinaia di foto e filmati di animali. L'obiettivo di Colbert è di iniziare dal 1° gennaio 2007 a raccogliere l'1% della spesa per la pubblicità che usa animali.
La Fondazione agirà come un «procuratore» a tutela della «proprietà intellettuale» degli animali. «Quando prendiamo qualcosa dalla natura, siamo obbligati a pagarlo» è il principio che Colbert vuole affermare con questa iniziativa. Il ricavato di questa tassa andrà a sostenere progetti per la conservazione della natura e delle specie animali in tutto il mondo.

Aspetto interessante della questione è il modo in cui Colbert pensa di convincere aziende e agenzie a versare il copyright: la mobilitazione di tutto il mondo ambientalista, animalista e no-global che pagheranno il copyright e non esporranno nelle loro pubblicità il marchio dell'Animal Copyright (una A contenuta nella C), lanciando anche campagne di boicottaggio. Quanto successo avrà l'iniziativa non possiamo saperlo, di certo possiamo prevedere l'inizio di un nuovo capitolo di «ecoterrorismo».

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