Il coraggio del «Corriere» e i ritornelli dello Strega

Forti coi deboli, deboli coi forti. Un imperativo giornalistico la cui applicazione pratica è, come noto, prassi quotidiana, con leggere sfumature di eleganza che variano da quotidiano a quotidiano. Ieri il Corriere della sera, sempre elegantemente molto british, ha manifestato tutta la propria impeccabile ed equidistante obiettività sferzando con sorprendente coraggio i poteri forti dei salotti culturali, schierandosi con ardimento a difesa di chi non trova ascolto né spazi. Un atto di rara baldanza, manifestatosi con un audace editoriale contro i piccoli editori che si lamentano delle regole dello Strega, vergato solo per caso sul quotidiano il cui gruppo editoriale guida la cinquina del premio, ed è pure superfavorito. Una curiosa declinazione di quell’atteggiamento noto come excusatio non petita che consiste nel proverbiale «mettere le mani avanti». Non si capisce se per arraffare in anticipo il superpremio o se per attutire la caduta nel ridicolo.
Cosa succede? Succede che ieri il Corriere della sera pubblica in prima pagina un pezzo di Paolo Fallai dal titolo, abbastanza sobrio e generico, «La polemica sullo Strega diventa un rito estivo». Pezzo che gira nella pagina dei commenti con un titolo un po’ meno generico e un po’ più irridente, e cioè: «È ora di riformare il premio Strega. Il ritornello annuale degli esclusi».
In sostanza l’articolo dice che: 1) Anche quest’anno, come tutti gli anni, lo Strega si porta dietro le polemiche di rito. E va bene, perché è davvero così. 2) Anche quest’anno, come tutti gli anni, si discute su come - eventualmente - riformare il meccanismo di voto, la giuria, il premio stesso, da sempre ricettacolo di giochi di potere, influenza salottiere, gelosie, invidie e aneddoti vari. E anche questo va bene, perché è davvero così. 3) Quest’anno, stranamente, i piccoli editori, esclusi come ogni anno dai vertici della competizione, si lamentano delle regole del gioco: e insomma - qui inizia il ritornello - ma cosa vogliono questi «piccoli» pezzenti, come osano alzare la voce, come si permettono di mettere becco nel sacri meccanismi dello Strega... perché i perdenti si azzardano a contestare le regole «subito dopo essere stati sconfitti». «Eh sì - scrive il Corriere - il regolamento diventa una fissazione appena viene contata l’ultima scheda».
E questo non va bene. Non tanto perché non sia vero quello che scrive il quotidiano di via Solferino (lo è solo in parte), ma perché non è credibile che lo scriva quel quotidiano. Il cui gruppo editoriale, RCS MediaGroup, è lo stesso che controlla i marchi Rizzoli e Bompiani.

Casa editrice, quest’ultima, che pubblica il romanzo di Edoardo Nesi Storia della mia gente, titolo che con sessanta voti si è aggiudicato, qualche giorno fa, il primo posto (precluso ai piccoli editori) nella cinquina di candidati al Premio Strega 2011. E che, prevediamo, lo vincerà.

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