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Il coraggio del leader

Il coraggio del leader

Chi mi conosce sa che da sempre darei ragione a Fini sulla scelta di votare tre sì al referendum. 1) Perché l'ho fatto anch'io, più uno. 2) Perché è un diritto che nessuno gli può negare. 3) Perché, come parlamentare, è come avesse dichiarato: «Ho contribuito a fare e ho votato una legge per tre quarti sbagliata». Si tratta di una decisione coraggiosa per chi, oltre che parlamentare, è ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio, presidente di Alleanza Nazionale. 4) Perché ha dimostrato di non apprezzare che i teologi intervengano su questioni scientifiche, su problemi individuali e dello Stato. Adesso non ci deluda, si metta a capo di un gruppo di parlamentari decisi a riformare la legge 40. 5) Perché sapeva bene cosa sarebbe successo in An. 6) Soprattutto perché dopo questa faccenda, non potrà non modernizzare la Nuova Destra, rendendola più pensosa, più orientata al nuovo. Ci guadagniamo tutti, anche Rifondazione Comunista.
Fini sapeva che lo avrebbero contestato dalla sinistra e dalla destra del suo partito, che in questo momento inquieto avrebbero addirittura chiesto le sue dimissioni. Sapeva che ci sarebbero stati complotti, strategie e magari tentativi di rovesciarlo. Avrebbe tenuto testa benissimo. Quei parrucconi senza charme della Destra Sociale - Alemanno, Storace - se ne andranno dal partito. Va bene, gli prenderanno un 3-4 per cento.
O Fini si terrà un'Alleanza Nazionale un po' più piccola o fonderà un partito nuovo di zecca. Gli sconsiglierei una Lista Fini. Nel 2006, si presenterà alle elezioni con la Casa delle libertà e prenderà un 5-7 per cento. Non è poco, se con meno o poco più la Lega e l'Udc mandano e comandano. E poi c'è da scommettere che il nuovo partito prenderebbe qualcosa di più, da destra e da sinistra, forse arriva a un 10 per cento: Fini avrebbe la stessa forza di oggi con un partito meno addolorato e diviso addirittura con più peso nel governo, perché potrebbe pretendere anche i ministeri della Destra Sociale.
Altra ipotesi. E se anche gli uomini di Destra Protagonista, Gasparri, La Russa, Bocchino si scindessero per fondare un partito con lo stesso nome? Secondo me è da escludere: anche loro arriverebbe al 3-4 per cento o un po' più, che è molto. Però per quanto in disaccordo e divisi da Fini non potranno non allearsi con lui e con Forza Italia. Che i cosiddetti berluscones confluiscano in Forza Italia. Non sono mica pazzi. In Forza Italia conterebbero meno, sarebbero i nuovi arrivati sospettati di tradimento. A ogni modo in questo caso a Fini resterebbe un 5-8 per cento, e vale ancora il discorso sulla Lega.
Cittadino Fini, da parte mia sono contento perché da anni vado suggerendo, progettando una destra meno sociale, più libertaria e più futurista. Qualche amico distratto e sospettoso, letto questo articolo, non capisce perché io dia improvvisamente ragione a Fini, che ho già disapprovato tante volte, negli ultimi anni. Ma quand'era il caso l'ho anche legato. Si veda la collezione dell'Indipendente quando lo dirigevo: aprile 2004 gennaio 2005. Ci vorrà poco a concludere che non sono io ad andare verso Fini ma è lui che viene verso di me: sono anni che predico e metto tutte le mie energie per suggerire un'Alleanza Nazionale nuova, più aperta e anche un po' libertaria.
Per tutto ciò non ho problemi a sostenere che quella di Fini è stata una grande scelta, una grande mossa, seconda in importanza a Fiuggi. Giuseppe Tatarella esulterebbe.
E se invece la sua mossa fosse l'inizio o una tappa di una sua personale, politica, civile marcia su Roma? Ce lo farà sapere presto, al congresso di luglio. Faccia la mossa audace e decisiva, senza rimpianti. È morto persino l'Msi, può morire Alleanza Nazionale.

La sforbiciata che darà al suo personale potere renderà buoni frutti.

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