Avvio incoraggiante a Pechino dei colloqui multilaterali sulla crisi nucleare nordcoreana, ai quali partecipano oltre ai rappresentanti delle due Coree, quelli di Cina, Stati Uniti, Russia e Giappone. Diplomatici cinesi avrebbero cominciato a far circolare una bozza di accordo, della quale peraltro si ignora qualunque dettaglio: ma ci sarebbe la disponibilità di Pyongyang a «prendere misure» per bloccare il proprio programma atomico in cambio di forniture energetiche (si parla di mezzo milione di tonnellate di greggio annue) e alimentari.
Il negoziatore americano, il viceministro Christopher Hill, ha ammesso un relativo ottimismo sulla possibilità di porre fine a uno stallo che dura da oltre un anno, così come ha fatto, da Washington, il segretario di Stato Condoleezza Rice.
La Rice ha fatto riferimento al recupero della dichiarazione congiunta del 2005 sulla denuclearizzazione della penisola coreana. Quel documento era di fatto un compromesso: in cambio della promessa di abbandonare il suo programma militare nucleare, alla Corea del Nord venivano offerte concessioni economiche e garanzie sulla sicurezza.
Ieri il quotidiano giapponese Asahi Shimbun ha scritto che il mese scorso a Berlino Stati Uniti e Corea del Nord avrebbero firmato un memorandum che prevedeva lo stop al reattore di Yongbyon in cambio di aiuti, e ha pubblicato diversi dettagli di quello che dovrebbe essere il piano negoziale a Pechino: due fasi, nella prima delle quali si ritrovano praticamente gli stessi concetti del presunto accordo segreto berlinese, mentre nella seconda si prevederebbe la chiusura e lo smantellamento di Yongbyon e la sua sostituzione con due reattori atomici ad acqua leggera, ossia non utilizzabili a fini militari. Hill ha smentito lindiscrezione su Berlino, ma la sostanza dei colloqui dovrebbe essere quella anticipata dal giornale di Tokyo.
Le fonti americane, del resto, non dicono cose troppo diverse. La Corea del Nord avrebbe offerto il congelamento di Yongbyon e la ripresa delle ispezioni degli inviati dellOnu in cambio di forniture energetiche e della normalizzazione dei rapporti con Washington, ma anche della revoca delle sanzioni economiche e finanziarie imposte dagli Stati Uniti in seguito allaccusa di falsificazione di valuta estera da parte dei nordcoreani.
Intanto, però, ha suscitato grande irritazione a Tokyo la notizia pubblicata dal Financial Times secondo cui la Casa Bianca sarebbe disposta a cancellare la Corea del Nord dalla lista degli Stati canaglia anche prima di avere prove del suo disarmo nucleare. Il Giappone, invece, le esige.
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