Cronaca locale

Via Corelli, gli extracomunitari ieri davanti al giudice che ha confermato i fermi. I capi processati martedì, gli altri torneranno al Centro Il prefetto: «C’è chi fomenta la rivolta» «Sono preoccupato perché vedo un disegno dietro queste azioni. N

L’assessore Manca accusa gli autonomi, prudenti le opposizioni

Ha giocato d’anticipo il prefetto Bruno Ferrante che, avvertito il malumore per l’ennesima rivolta al Centro temporaneo di accoglienza di via Corelli, ha aperto i cancelli alla stampa. E ha poi ricevuto i giornalisti in corso Monforte per spiegare come ci sia qualcuno che fomenta queste azioni. Teoria ripresa da diversi esponenti di centrodestra. Mentre l’opposizione lancia alti lamenti per le condizioni dei clandestini, scordandosi che i Centri vennero aperti dai governi di centro sinistra.
La cronaca: lunedì sera un gruppo di extracomunitari sale sui tetti di un paio di padiglioni, inscenando una protesta. Condita di danneggiamenti e qualche incendio appiccato a stracci a pezzi di polistirolo. Interviene la polizia, inevitabile parapiglia, ventuno stranieri di una quindicina di Paesi sono arrestati, tre feriti lievemente, compreso il tunisino che avrebbe inghiottito un paio di lamette. Gli stranieri sono comparsi ieri davanti al giudice che ha convalidato i fermi. Nove, con precedenti penali e considerati i capi della rivolta, attenderanno in carcere il processo fissato per martedì. Gli altri dodici faranno ritorno al centro di via Corelli, tra loro quattro esiliati politi.
«Non c’erano motivi validi alla base della rivolta - spiega ora il prefetto ai cronisti - nessuna lamentela per il trattamento, il cibo, l’assistenza. Alla base della protesta c’è la questione politica di chi vuole chiudere questi centri. Una richiesta che non spetta certo a noi accogliere». Esplicita dunque la denuncia di Ferrante che non fa nomi. Ma basta scorrere le reazioni di sostegno alla protesta e alle altre scoppiate in diversi Cta, vedi il capo dei «disobbedienti» Luca Casarin, per capire quale area politica fomenti la rivolta. Rivolta che per fortuna ha causato alla struttura danni appariscenti ma di modesta entità economica.
«Sono ugualmente preoccupato - ha aggiunto Ferrante - perché vedo proprio un disegno dietro queste azioni. Basti pensare che negli ultimi due mesi abbiamo avuto più problemi che nei precedenti sette anni in cui il centro è rimasto aperto. Lo considero un fatto gravissimo perché alimenta vane speranze in persone già disperate per aver lasciato il loro Paesi in cerca di una vita migliore. Non bisogna speculare su questa disperazione. Soprattutto per la loro incolumità».
La tesi di «interventi esterni» avanzata dal prefetto viene ripresa dall’assessore comunale alla Sicurezza Guido Manca che accusa «i cosiddetti centri sociali che nei giorni scorsi avevano organizzato delle manifestazioni all’esterno del centro stesso» e associa le rivolte nei Cta ai pacchi bomba di Torino e Modena. Un richiamo alla fermezza arriva da alcuni esponenti di An come dal vicepresidente della Regione Viviana Beccalossi e dal capogruppo in Comune Stefano De Martino che chiede la chiusura di via Corelli, ma solo per dar via a espulsioni immediate dei clandestini. Tesi ripresa anche da esponenti leghisti come il suo omologo a Palazzo Marino Matteo Salvini.
Prudenti gli esponenti dell’opposizione. Per il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer, via Corelli rappresenta «una situazione incivile e insostenibile che provoca fisiologicamente protesta e rivolta. Con l’aggravante che due mesi di proteste non hanno trovato disponibilità di dialogo. Prima che accada l’irreparabile deve entrare in campo la politica». Per il capogruppo della Margherita in Comune, Andrea Fanzago: «Il problema sta a monte, va rivista la legge sui Centri di accoglienza temporanea.

In via Corelli gli extracomunitari sono davvero segregati, gli episodi di protesta sono troppi, non possiamo più esimerci dal trovare una soluzione al problema».

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