Corona prosciolto Altri paparazzi nei guai

Monaco Ormai è psicosi. Ancora un allarme attentati, un aeroporto bloccato, ritardi su partenze e arrivi da mezza Europa.
Stavolta è successo a Monaco dove ieri pomeriggio, intorno alle 15.30, lo scalo Franz Josef Strauss, il secondo più grande della Germania dopo quello di Francoforte, è stato parzialmente chiuso dopo il ritrovamento di una valigetta sospetta. Conteneva un computer, sembra che le apparecchiature di sicurezza avessero rivelato tracce d’esplosivo. L'area dello scalo è stata immediatamente sigillata da milleduecento poliziotti e l'aeroporto è stato parzialmente evacuato: una sessantina i voli bloccati tra arrivi e partenze.
Ma a quanto pare si trattava di un falso allarme. Un portavoce della polizia federale, Albert Poerschke, ha ammesso che l’allarme per le tracce di esplosivi potrebbe essere scattato anche per prodotti chimici del tutto innocui come alcuni profumi.
Lo stesso portavoce ha aggiunto che l’uomo, che si era pensato avesse voluto fuggire, forse aveva semplicemente afferrato i suoi bagagli ancora soggetti a controllo per non perdere il volo che era sul punto di decollare. In sostanza, gli addetti della sicurezza del terminal volevano sottoporre il pc portatile ad ulteriori verifiche ma «riteniamo che l’uomo non si sia reso conto che i controlli non erano finiti», ha aggiunto Poerschke.
Ha preso in fretta e furia il bagaglio ed è corso all’imbarco. Tanto è bastato per far pensare a un terrorista. Secondo la stessa fonte, il viaggiatore, chissà come sfuggito alla maxi caccia all’uomo, si sarebbe poi imbarcato su un volo per la Spagna.
Niente botti, niente esplosioni, ma l’ennesima dimostrazione di come la «macchina» della sicurezza, da un capo all’altro del mondo risulti nonostante tutto estremamente fragile.
Solo alle 19.30 l’aeroporto è stato riaperto mentre un agente della sicurezza ammetteva che «potrebbe essersi trattato di un errore della macchina: lo scanner insomma potrebbe non essere tarato per riconoscere alcuni agenti chimici anche innocui».
Appena tre giorni fa un ennesimo falso allarme aveva bloccato un terminal dell’aeroporto JFK, a New York. Tutto a causa di un haitiano scampato al terremoto passato al suo arrivo al Terminal 8 da una porta riservata al personale. L’uomo, partito da Santo Domingo, era giunto a New York dopo avere cambiato aereo in Florida. Giunto a destinazione, Jules Paul Bouloute, 57 anni - haitiano che vive a New York - era uscito dal terminal usando una porta riservata agli equipaggi. L’allarme ha causato l’evacuazione di tutte le aree di imbarco per ricominciare i controlli di sicurezza, con ritardi di alcune ore sulle partenze dei voli e lunghe file di passeggeri in attesa.


Un incidente analogo era avvenuto il 3 gennaio all’aeroporto di Newark (New Jersey), dove uno studente di origine cinese era passato da una porta riservata per dare un ultimo bacio alla fidanzata nell’area sicura riservata ai passeggeri già sottoposti ai controlli.

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