«Il corpo della madre utilizzato come una incubatrice naturale»

da Milano

«Sono talmente stanco che tutte le (poche) energie che mi sono rimaste le dedicherò solo a lei».
Stefano Martinelli, 47 anni - dal 2002 primario del reparto del reparto di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’ospedale Niguarda dove lavora da quando era all’università - di miracoli ne sa qualcosa. La maggior parte, però, sono troppo frequenti per assurgere all’onore delle cronache. Tuttavia è risaputo in tutta Italia che sono tantissimi i genitori che devono a lui e alla sua équipe la sopravvivenza dei loro piccoli nati prematuri. Nel settembre di sei anni fa, infatti, sempre Martinelli fece nascere con un cesareo i sette gemellini Pirrera (5 femmine e 2 maschi, un terzo deceduto subito dopo la nascita). Un evento eccezionale, soprattutto per l’età gestazionale della madre: 25 settimane e 2 giorni.
«Sono molto soddisfatto - ci ha detto ieri pomeriggio - La situazione della bambina è critica, ma reagisce bene e sembra rispondere in maniera positiva e questo ci fa ben sperare. Dal punto di vista medico, infatti, significa che abbiamo proceduto e stiamo procedendo lungo il binario giusto. So che a Genova c’è stato un altro caso dello stesso tipo risoltosi positivamente. Ma non dimentichiamo che allora la gestazione era molto più avanzata, quasi in fase terminale.

La madre, viste le condizioni di coma irreversibile in cui versava, in un certo senso ha fatto le funzioni di un’incubatrice. È una storia tristissima, da un lato. Ma al tempo stesso è anche bella, meritevole di essere raccontata perchè dà speranza a chi pensa di avere tanti motivi per averla già persa».

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