Corretta la manovra di Doria a Lepanto

Colgo l'occasione offerta dalle lettere «Andrea Doria era già morto» e «il tradimento di Gianandrea» (11/07/06) scritte in risposta all'articolo «La storia unisce i Savoia alla Liguria» (05/07/06) per sollevare qualche dubbio sulle critiche storiche (probabilmente di provenienza veneziana) volte al Principe Giovanni Andrea Doria sulla base dell'atteggiamento tenuto durante la battaglia di Lepanto.
Incuriosito dai quasi unanimi giudizi negativi ho provato a farmi un'idea personale verificando i numeri, la geografia locale e i problemi tecnici.
Lo schieramento cristiano da nord (sottocosta) a sud (al largo):
1. Corno sinistro - 53 galee e 2 galeazze in posizione avanzata - comandato da Barbarigo;
2. Centro - 61 galee e 2 galeazze in posizione avanzata - comandato da Don Giovanni D'Austria (comandante supremo);
3. Corno destro - 53 galee e 2 galeazze in posizione avanzata - comandato da Giovanni Andrea Doria;
4. Retroguardia - 38 galee - comandata dal Marchese di Santa Cruz.
Lo schieramento turco da nord (sottocosta) a sud (al largo):
1. Ala destra - 55 galee - comandata da Shoraq (Scirocco);
2. Centro - 90 galee - comandato da Alì Pascià (comandante supremo)
3. Ala sinistra - 90 galee - comandata da Ulugh Alì;
4. Retroguardia - 10 galee - comandata da Dragut (omonimo del noto corsaro).
Le varie fonti, specie per quanto riguarda lo schieramento turco, non sempre concordano su numeri, distribuzione e tipi di vascelli. Non di rado, in termini puramente numerici, parte delle navi attribuite a Ulugh Alì vengono calcolate nella riserva.
Gli schieramenti evidenziano una superiorità numerica della flotta turca. A nord, sottocosta, Barbarigo con 53 galee deve impedire la manovra d' accerchiamento di 55 galee turche.
Al centro le 61 galee di Don Giovanni D'Austria affrontano le 90 di Ulugh Alì.
A sud, Giovanni Andrea Doria ha lo stesso compito di Barbarigo ma la disparità di forze è più evidente, 53 a 90. A rendere più critica la posizione è il fatto che il corno destro è collocato lontano dalla costa e alla sua destra, il mare aperto permette più ampie manovre.
È lecito ipotizzare che le artiglierie principali, poste solo a prua, vincolino i vascelli ad un approccio frontale e che la battaglia più cruenta si sviluppi subito dopo con speronamenti, abbordaggi e combattimenti con armi bianche e da fuoco di piccolo calibro.
Barbarigo, sottocosta e quindi con poco spazio di manovra, dovrebbe impedire facilmente l'accerchiamento, invece Giovanni Andrea Doria deve coprire tutto il mare aperto con molte meno navi di Ulugh Alì per adempiere l'analogo compito.
Lo svolgimento della battaglia è dettato dai turchi che avanzano per primi attraverso la linea delle galeazze (6). Sembra plausibile, dato l'uso dei sei vascelli veneziani, che le navi cristiane avanzino solo dopo.
Da varie narrazioni sembra che Barbarigo abbia fortemente rischiato di farsi aggirare sottocosta con le immaginabili conseguenze disastrose. Questi avvenimenti vengono raccontati ma poco sottolineati. Si preferisce invece evidenziare lo sganciamento di Giovanni Andrea Doria (e Ulugh Alì) indicandolo come atto di codardia o tradimento o di interesse personale o incapacità o ancora di ubbidienza a ordini segreti di Filippo II. Non viene quasi mai presa in considerazione l'ipotesi che la manovra fosse semplicemente necessaria e corretta.
Mi domando quale altra tattica avrebbe potuto adottare in queste condizioni. Oltretutto, è lecito supporre che solo un comportamento corretto o eventualmente l'ubbidienza a ordini segreti avrebbe consentito a Giovanni Andrea Doria di ricoprire ancora importanti ruoli per la Spagna.


Continuerà a ricevere incarichi militari e diplomatici, Filippo II lo nominerà Generale del Mare (1583) come Andrea Doria e membro del Consiglio di Stato della Corona Spagnola (1594) e solo dopo tre richieste di «dimissioni» dal comando delle galee (1594-1599-1601), per motivi di salute, queste verranno accettate.
Grazie, distinti saluti.
Gherardo Rapallo

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