Il 9 settembre 1999 l'astronauta John Koenig assume il comando della Base lunare Alpha. Pochi giorni dopo, le scorie nucleari depositata sulla faccia oscura del satellite esplodono con una forza tale da «sganciarlo» dalla gravità terrestre e proiettarlo in una corsa verso l'ignoto. E' la trama di una famosa serie tv ideata all'inizio degli anni 70. Evidentemente in una fase di particolare ottimismo dell'uomo nei confronti della corsa alla conquista dello spazio, visto che 10 anni dopo la data ipotizzata dagli sceneggiatori, sulla Luna di basi ancora non ce ne sono.
Seppure in ritardo rispetto alla fiction, la corsa verso la Luna ora però riprende. Ed è l'Europa a spronarla, alleata con gli Stati Uniti. L'obiettivo comune è una missione che nel 2020 potrebbe raggiungere il satellite con una navetta americana e un modulo europeo, e con un equipaggio internazionale di quattro astronauti, fra i quali un europeo. «Avere un europeo nel primo equipaggio che torna sulla Luna è un'ipotesi sulla quale l'Europa si deve concentrare», osserva Simonetta Di Pippo, a capo del direttorato sul Volo umano dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il modulo abitativo europeo, spiega Di Pippo, «potrebbe essere un cargo-lander, con la funzione di supporto alla missione della Nasa e che trasporti tutto il necessario per una missione della durata di sette giorni». Il modulo europeo dovrebbe toccare la superficie lunare poco prima rispetto alla navetta della Nasa, che dovrebbe arrivare in un punto sufficientemente vicino, in modo che all'equipaggio sia facilmente accessibile tutto ciò di cui ha bisogno all'interno del modulo. Questa è l'idea di massima anche se, spiega, «studi di architettura sono in corso con la Nasa e l'agenzia spaziale giapponese Jaxa». Senza dubbio la Luna è un obiettivo ambizioso al quale guardano in molti, ma per tutti è chiaro che sarà possibile raggiungerlo solo a piccoli passi. Per l'Europa il primo passo c'è stato con la riunione ministeriale del novembre 2008, che ha dato il via al programma di un veicolo in grado di toccare la superficie lunare a partecipazione principalmente tedesca: «è il primo passo per imparare a scendere», osserva Di Pippo. «Al momento gli studi sono in corso - aggiunge - e la strada maestra sarà indicata nella Conferenza europea ad alto livello sull'esplorazione in programma nel prossimo ottobre a Praga», organizzata sotto gli auspici della Commissione Europea, con l'Esa e con il ministro italiano della Ricerca Mariastella Gelmini come presidente di turno della ministeriale Esa. Di decisioni si parlerà molto probabilmente in una seconda conferenza, a metà del 2010. Fin da oggi però è ben chiaro che per l'Europa come per gli Stati Uniti sarà molto più facile arrivare sulla Luna se la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) sarà ancora in vita: «le potenze si interrogano su come mantenere in vita l'Iss fino a quando ci sarà bisogno». Attualmente è in corso uno studio sull'attesa di vita della stazione orbitale che, secondo una prima stima relativa alla certificazione tecnica, dovrebbe essere attiva fino al 2025. I cinque partner (Stati Uniti, Europa, Russia, Canada e Giappone) si incontreranno il prossimo 22 luglio per decidere i passi formali da compiere in questa direzione.
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