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Corte Suprema, Bush ora nomina un conservatore italo-americano

Con la scelta del giudice Samuel Alito il presidente premia la destra repubblicana. Per la prima volta nella storia l’organismo potrebbe avere una maggioranza cattolica

Alberto Pasolini Zanelli

da Washington

Un giudice ha diviso e al tempo stesso unito. Tocca ora a un altro giudice riunire quelli che si erano divisi e dividere una unità innaturale o almeno non desiderata. Nominando Harriet Miers alla Corte Suprema, George Bush aveva compiuto, senza saperlo, un gesto avventuroso: aveva mostrato di ignorare le simpatie, gli interessi e le passioni della «destra religiosa» raccogliendo in cambio, senza averla troppo cercata, la benevolenza della sinistra liberale e dei moderati laici. Fragile appoggio e possente rivolta dei «fedelissimi» di questo presidente. Che, insieme alla rivelazione della scarsissima esperienza giudiziaria della prescelta, ne aveva fatto cadere rovinosamente la candidatura, fino al ritiro incondizionato dell’altro giorno. L’uomo della Casa Bianca ci ha messo pochi giorni a cambiare, ammaestrato dall’esperienza, strategia e ora ha proposto una persona che sotto quasi tutti gli aspetti è il negativo della Miers.
Samuel Alito è un uomo invece che una donna, ha un’esperienza di giudice invece che di avvocato e ha un passato di «conservatore» invece che di moderato. Di conseguenza farà il pieno dei repubblicani e perderà quasi interamente la benevolenza che i democratici, almeno per qualche ora, avevano offerto alla Miers. Le sue qualifiche professionali non sono discutibili e, almeno finora, non vengono discusse. Alito, un italoamericano cresciuto nel New Jersey che ha 55 anni, ha passato gli ultimi quindici come giudice di Corte d’appello dove si è guadagnato robuste credenziali conservatrici. Si è sempre attenuto all’interpretazione il più letterale possibile della Costituzione, contrario dunque all’attivismo giudiziario di molti suoi colleghi che si sentono chiamati a interpretare i dettati costituzionali risalendo all’«intento originario» dei legislatori e in pratica, dunque, scrivono leggi invece di applicarle. Il suo record lo mostra spesso allineato con i gruppi religiosi, particolarmente nelle questioni di morale sessuale. Per esempio è stato l’unico dissenziente quando la Corte in cui serviva ha dichiarato illegale una legge che avrebbe obbligato una donna sposata che intende abortire ad avvertire il marito. Meno marcatamente ma con consistenza, Alito ha assunto posizioni gradite alla destra repubblicana e alla Casa Bianca nelle questioni che riguardano i contrasti e le frontiere fra la salvaguardia dei diritti individuali e le necessità dell’ordine pubblico, soprattutto in tempi di terrorismo. Per questa visione di insieme, Alito è da tempo soprannominato «Scalito» ovvero «Scalia light», dal nome del giudice Scalia che da molti anni è considerato il leader dell’ala più conservatrice in seno alla Corte Suprema.
Come prevedibile, la scelta di Bush ha suscitato questa volta il plauso delle organizzazioni e dei gruppi di pressione religiosi. E se la nomina di Alito sarà ratificata dal Senato, la Corte Suprema per la prima volta avrà una maggioranza di giudici cattolici. Contemporaneamente si è subito indurita l’opposizione dei democratici, che definiscono Alito «troppo estremista per l’America» (parole del senatore Harry Reid, leader della minoranza in Senato). Ted Kennedy è stato ancora più aspro: «Invece di scegliere il migliore, Bush ha nominato l’uomo con cui spera di bloccare l’emorragia di fiducia in corso da tempo tra i conservatori. La sua scelta denota debolezza, non forza».

E di riprendere quota Bush ha certamente bisogno, dopo che negli ultimi mesi la sua popolarità è costantemente scivolata fino al minimo storico.

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