Il corteo antirazzista: contro la polizia insulti e bottiglie

Il corteo antirazzista: contro la polizia insulti e bottiglie

Molta tensione ieri al corteo degli immigrati, soprattutto africani, e dei centri sociali organizzato per ricordare Abba, ma subito trasformato in dolore per la strage di Firenze. In un paio di occasioni la protesta è sembrata sul punto di degenerare e solo la grande professionalità delle forze dell’ordine ha risparmiato alla città una giornata di follia. Tre ore di spinte, urla, uova e bottiglie lanciate contro gli agenti. Poi all’imbrunire, complice il freddo polare, i manifestanti hanno iniziato a sfollare.
Abba era il soprannome di Abdul William Guibre, 19 anni, originario del Burkina Faso, ucciso nel settembre del 2008 in via Zuretti. Con due amici aveva rubato un pacco di biscotti in un bar, ma i titolari credettero avesse preso l’incasso e lo inseguirono. La lite degenerò e i due baristi, armati di spranghe, uccisero il giovane. E da allora una manifestazione ricorda quella tragica morte. Quest’anno però l’appuntamento è scivolato di tre mesi, giusto in tempo per coincidere con la strage di Firenze, dove un militante di CasaPound ha ucciso due senegalesi, feriti altri, e poi si è sparato.
Mettere insieme i due eventi poteva creare una miscela esplosiva, e difatti la questura aveva predisposto un folto servizio d’ordine per tenere a bada i manifestanti (immigrati, Centro sociale Cantiere, sinistra radicale) che si erano dati appuntamento alle 14.30 in Loreto. Mezz’ora di ritardo, poi il corteo s’è mosso, in direzione stazione Centrale, ingrossandosi rapidamente lungo via Doria, fino ad arrivare a oltre mille partecipanti. In testa una folta delegazione di immigrati, soprattutto africani con bandiere del Senegal. La tensione è salita rapidamente e in piazza Caiazzo c’è stata una lunga sosta con insulti Bossi, Fini e grida «assassini assassini». Poi il corteo ha piegato verso via Settembrini, i giovani africani andavano sempre più su di giri, fino a quando hanno iniziato a correre verso il cordone di carabinieri che li precedeva. Il dirigente del servizio Raffaele Cavallo ha per fortuna ben tenuto la situazione e i militari non si sono fatti spaventare dalla marea che premeva sui loro scudi. Sono riusciti a rallentarne la corsa fino a quando sono arrivati i rinforzi, prima trenta, poi cinquanta uomini.
A quel punto la situazione era tornata sotto controllo. Il cordone ha bene retto anche all’incrocio con via Vitruvio, quando il corteo ha iniziato a premere per tirare dritto verso il centro. Qui, anche grazie alla mediazione di molti immigrati, la manifestazione ha piegato a sinistra verso la Centrale.
Sempre premendo pericolosamente contro i cordoni delle forze dell’ordine, il corteo è arrivato davanti alla stazione, dove gli animi si sono sfogati con comizi e slogan. Poi alle 17 un gruppo di africani rinserrava i ranghi per dar vita a una nuova manifestazione, subito tamponati dalle forze dell’ordine. Volavano bottiglie (una colpiva un poliziotto), uova, grida, insulti e spintoni. Ma la questura non concedeva il permesso al nuovo corteo.

Dieci minuti di alta tensione, gli agenti non arretravano di un millimetro e lo spirito battagliero dei manifestanti iniziava a scemare. Un’altra mezz’ora poi la piazza cominciava a svuotarsi e gli agenti potevano finalmente sfilare i caschi e abbassare gli scudi.

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