Scontri al corteo di Roma. Tutto liscio - per una volta - a Milano. In piazza sono scese centinaia di persone, tra insegnanti e studenti, per chiedere di fermare la politica dei tagli della scuola. Nel serpentone, che da porta Venezia è arrivato fino a piazza Duomo, anche i dipendenti di Atm che ieri hanno scioperato dalle ore 18 fino alle 22. Quattro ore di mezzi pubblici a singhiozzo per chiedere più stabilità nei contratti di lavoro. «No ai tagli, mai più precari» recita lo striscione alla testa del corteo organizzato dalla Cgil. E poi lenzuoloni larghi quattro metri per difendere la qualità della scuola: «Non è una crisi del sistema, ma è il sistema che è in crisi». O ancora: «Razzismo, fascismo e intolleranza: ecco i vostri maestri unici. Più cultura, meno paura».
A chiudere il corteo un centinaio di studenti in file serrate. Tutti a sfilare dietro agli striscioni dei collettivi di sinistra. A guidarli gli stessi capipopolo delle proteste d’autunno. «La battaglia sarà lunga - annuncia da dietro il megafono Leon, università Statale - questo è solo il primo anno. Blocchiamo le strade, lo sciopero non può essere solo simbolico». E poi tutti in coro a intonare gli slogan sempre-verdi: «I soldi della scuola si devono trovare tagliando la spesa militare». L’intento è lo stesso che, da ottobre a dicembre, ha animato presìdi, cortei selvaggi e blocchi del traffico: «Paralizzare la città».
Ma qualcosa, nell’Onda anomala degli studenti, comincia a scricchiolare. A novembre, quando si trattava di mettere a ferro e fuoco la città, gli studenti accorrevano in massa e rinvigorivano le fila delle manifestazioni. Bastava che Leon Blanchard, uno degli animatori del movimento, pronunciasse una sillaba per scaldare gli animi e intonare applausi infiniti e cori urlati a oltranza. Ora no. In piazza Duomo Leon parla, si scaglia contro la riforma della scuola e contro le ronde padane, ma la sua platea è distratta e sembra più interessata a prendere il sole ai piedi del sagrato che ad altro. Qualcosa si è spento.
Intanto, dal palco allestito dalla Cgil, Onorio Rosati, segretario della Camera del Lavoro di Milano, lancia un appello alla Cisl e alla Uil per una protesta unitaria. «Solo un sindacato confederale forte e unito - spiega - può vincere la crisi». E poi incalza, per difendere la categoria degli insegnanti: «Lo studio non è un diritto di classe, questa politica porta il Paese al fallimento e non ne possiamo più del precariato».
Gli studenti non se la prendono solo con il ministro Gelmini e con il governo Berlusconi.
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