Corteo pro Palestina, scontri a Milano: 5 feriti

I no global sfilano per la pace ma il corteo finisce in guerriglia. Botte durante la manifestazione pro-Gaza. La polizia costretta a caricare due volte. Cinque i feriti

Corteo pro Palestina, 
scontri a Milano: 5 feriti

Milano - Hanno cercato il martirio, l’hanno trovato e pure a buon mercato: qualche manganellata, pochi contusi, tre o quattro feriti che buttavano sangue dalla testa (molto scenografico) e nulla di più. Così i circa cento «centrosocialisti» scesi in piazza per protestare contro Israele hanno potuto mettere sul prezzo anche la brutale repressone poliziesca. Che vuoi di più dalla vita?

Appuntamento in largo Cairoli, davanti al castello Sforzesco, per contestare l’incontro «Sosteniamo Israele, sosteniamo la pace» in programma alle 20.30 al vicino teatro Strehler. Appuntamento a cui partecipano il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri, Magdi Allam, Fiamma Nirenstein, Piero Ostellino, Leone Soued, Walker Meghnagi, Daniele Nahum. Un paio di ore prima arrivano gli eroici sostenitori del popolo palestinese. Non molti, nonostante gli appelli lanciati attraverso Indymedia, storico sito dei centri sociali. Tutta grazia se sono 100-150, in gran parte aderenti al Vittoria e al Panetteria. In mezzo qualche rimasuglio della lotta armata, capelli bianchi ma indomito spirito combattivo.

I manifestanti, non autorizzati dalla questura, danno un’occhiata al cordone delle forze dell’ordine, una decina di agenti non di più. E ci provano. Partono a testa bassa cercando di «prenderli» in velocità, per aggirarli. Ma l’ordine è chiaro, non bisogna farli arrivare allo Strehler, così nell’impossibilità di fermarli con le buona, si passa alle «cattive». E volano mazzate, tante e dure. Pochi secondi e restano per terra alcuni manifestanti con la testa sanguinante. Arrivano i rinforzi, il gruppo viene bloccato da un robusto cordone di carabinieri per cui i «centrosocialisti» sono costretti a ripiegare su fumogeni, petardi e invettive: contro Israele, Bush, la polizia «assassina» e via di seguito. Chiusa la metropolitana, per evitare l’aggiramento dei manifestanti, rimaniamo in posizione di stallo per tre quarti d’ora. Poi la polizia li fa avanzare, spostandoli da largo Cairoli, spazio aperto, a foro Buonaparte, un imbuto di palazzi. Anche qui un’altra mezz’oretta di urla quindi ottengono di sfilare fino a piazza Cordusio.

La disposizione è chiara: si marcia dietro il cordone della polizia. Dietro però, non a ridosso. Invece una vola tornati in Cairoli i più «caldi» iniziano a stringere da vicino gli agenti, fino al contatto fisico. Cominciano a pressare. Una, due tre volte, fino a che parte la reazione: un’altra salva di robuste randellate. A questo punto è chiaro che non ci sono né ci saranno cedimenti da parte dei responsabili dell’ordine pubblico e i «centrosocialisti» decidono di dare fiato al loro dissenso, ma a debita distanza.

Imboccano dunque via Dante sbraitando le solite invettive tra fumogeni e petardi. Bloccati in piazza Cordusio, capiscono che la tolleranza è finita.

Ma ormai abbiamo fatto le 21 e il loro momento di gloria l’hanno avuto: le manganellate le hanno prese, in tre o quattro hanno avuto bisogno di qualche punto di sutura. Ed è anche arrivata l’ora di cena. Quindi scatta il «tutti a casa» e alla spicciolata si infilano in metrò. Alla prossima.

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