da Milano
«I viaggi turistici nello spazio diventeranno una normalità. I primi esperimenti? «Tra una decina danni». Poi nel nuovo millennio potrebbe anche cominciare «la colonizzazione degli altri pianeti». Burt Rutan non ama porsi dei limiti. «Sono solo un ingegnere», dice tranquillo. La sua ultima invenzione, SpaceShipOne, la prima navicella privata ad aver oltrepassato l'atmosfera terrestre, è ora esposta a Washington, accanto al velivolo dei fratelli Wright: è un ingegnere che sta facendo la storia dell'aviazione.
«Ho iniziato a disegnare modellini di aerei a cinque anni. Ero un bambino, le grandi imprese e i progressi della scienza mi entusiasmavano». Da allora non si è più fermato, una sfida dopo l'altra, con la creazione della Scaled Composites, la sua azienda nel deserto del Mojave che, ogni anno, sforna un nuovo modello per il volo. Dall'aria allo spazio: «È stata solo un'estensione del mio lavoro». Così è nata SpaceShipOne, per rendere il turismo spaziale una realtà. Per la prima volta, uno shuttle privato è riuscito due volte, a distanza di quindici giorni, a superare il limite dell'atmosfera, fissato a 100 chilometri d'altitudine, vincendo l'Ansari X Prize, competizione da dieci milioni di dollari. Fiutato l'affare, Richard Branson, numero uno della Virgin Airlines, ha deciso di investire 25 milioni di dollari nel progetto della Virgin Galactic, compagnia di «linea spaziale» che utilizzerà proprio la creazione di Rutan.
«SpaceShipTwo è in costruzione, stiamo facendo molta ricerca. Non possiamo dire quando, esattamente, sarà possibile fare voli commerciali nello spazio: non diamo date fino a quando non siamo davvero pronti a volare. Ma si tratta di pochi anni».
Il suo metodo finora non ha mai fallito. Non con il Voyager, a bordo del quale il fratello Dick e Jeanne Yeager nel 1986 stabilirono il record di volo non stop, compiendo il giro del mondo. E, lo scorso marzo, con il GlobalFlyer, con cui Steve Fossett ha compiuto il primo giro del mondo in solitario senza scalo. Finora però nessuno era riuscito a vincere l'Ansari X Prize, a superare la barriera dei 100 chilometri e a rientrare, indenne, sulla terra.
«Abbiamo fatto molti studi sulla sicurezza. Ed è quello che stiamo facendo anche ora, perché per i turisti la sicurezza sarà cruciale. I voli delle agenzie spaziali sono stati troppo pericolosi: il 4 per cento degli astronauti ha perso la vita. Sarebbe un rischio troppo alto per dei turisti: non tutti amano scalare l'Everest...».
Rutan è certo che i viaggi commerciali nello spazio saranno presto una realtà, come prendere un aereo: «Io lo proverò sicuramente». Non è neppure un problema di costi: «Tra quindici-vent'anni i biglietti saranno piuttosto accessibili, intorno ai cinque-diecimila dollari».
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