Napoli - Le indagini della procura sulle irregolarità negli appalti del Comune di Napoli hanno messo in luce "una consorteria del malaffare". Così scrive il gip Paola Russo nell’ordinanza di custodia che ha portato ieri all’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo e di quattro tra assessori ed ex assessori.
Appalti e bandi di gara Un contesto, quello descritto dall’inchiesta, in cui "i progetti di appalto, i bandi di gara venivano strutturati (e talvolta oggettivamente conferiti) non già operando scelte improntate all’osservanza dei corretti principi di imparzialità, competenza, professionalità e buona amministrazione, bensì privilegiando il rapporto di contiguità e premiando l’unico imprenditore mostratosi, nel tempo, propenso ad erogare e comunque a contraccambiare". Ma quali erano i benefici "economicamente valutabili" promessi o concessi da Romeo agli amministratori? È questa una delle questioni centrali affrontate dal giudici nell’esaminare l’ipotesi di reato di corruzione in una vicenda in cui non sembrano emergere i classici passaggi di "mazzette" che caratterizzano le indagini sulla corruzione politica.
I contatti dell'imprenditore Il vero beneficio per l’imprenditore - osserva il gip riportandosi alle considerazioni fatte dalla procura nella richiesta di arresti - è far entrare nella sua orbita assessori, consiglieri, politici, funzionari pubblici in genere disponibili a poterlo favorire. Per questi ultimi vi è "la consapevolezza che l’ingresso in quella cerchia si materializzerà non solo in benefici in denaro, ma in generale in contrapposizione economicamente valutabili di più vario genere: dall’assunzione di manodopera (che influisce indirettamente anche sul proprio bacino elettorale) fino alla sponsorizzazione politica che Romeo è in condizione di assicurare in forza dei rapporti che lo legano ai vertici nazionali dei partiti politici di rispettiva appartenenza dei sodali".
Le richieste di Nugnes A tale proposito il gip cita le richieste che l’allora assessore comunale Giorgio Nugnes aveva rivolto a Romeo a proposito di un appalto. In un primo momento l’assessore aveva chiesto all’imprenditore di rinunciare alla gara a vantaggio di un’altra ditta che gli avrebbe assicurato lavoro a persone da lui sponsorizzate. Successivamente, in considerazione dell’incapacità della "sua" ditta, aveva sollecitato Romeo perchè partecipasse alla gara e "nell’evidente prospettiva della sua certa aggiudicazione" gli aveva chiesto di dare il subbappalto a una determinata cooperativa e gli aveva inviato un consigliere comunale dei Ds che a suo volta gli aveva chiesto l’assunzione di un proprio familiare.
L'intercettazione incriminata Significativa per la descrizione di questo scenario, una
telefonata del 3 marzo 2007 tra Romeo e l’assessore Ferdinando
Di Mezza. A un certo punto Romeo parla del consigliere comunale
segnalatogli da Nugnes:
Romeo: "Me lo manda per dire 'per favore ricevi questo' e
come fa come fa Giorgio 'Ricevilo per favore tiene un
appartamento..una cosa..'. Tutte stronzate. Quando arriva questo
si presenta con il fratello, insieme con il fratello. Oggetto
della discussione che questo fa tutto un preambolo pippi pippi
pippi per dirmi 'Mi assumi mio nipote che è il figlio di mio
fratello che sta qui davanti a me che è ragioniere?'. Ed io: 'Alla faccia del cazzo'. Dopodiché in coda, quando se ne va, mi
dice: 'Io faccio parte di una commissione per cui se hai bisogno
di una mano sul consorzio... su questa cosa vostra sto a
disposizione'. Detto tra me e te, io guardo in faccia il
signore, lo annuso un attimo e immediatamente e istintivamente: 'No no, ma quella è una cosa che a me non interessa'. 'No ma io
sono disposto a dare una mano.. a fare... perchè io controllo i
sindacati controllo questo controllo quell’altro'.
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