Cronache

"Così aiutiamo le donne a dire no all'aborto"

I Centri di aiuto alla vita (Cav), nate per volontà del Movimento per la Vita, aiutano dal '75 le donne a trovare un'alternativa all'aborto

 "Così aiutiamo le donne a dire no all'aborto"

L'aborto è un tema che ancora divide. A Dublino come a Roma, dove sabato, a poche ore dalla storica vittoria dei sì al referendum irlandese, sono scese in piazza le femministe di Non una di meno, per protestare contro le "violazioni del diritto alla salute riproduttiva" e l'alto numero di ginecologi obiettori negli ospedali italiani.

Cosa sono i Cav, Centri di aiuto alla vita

Dall'altra parte della barricata invece, ci sono i Centri di aiuto alla vita (Cav) fondati a Firenze nel 1975 per volontà del Movimento per la Vita. Si tratta di strutture che aiutano le donne che vivono una gravidanza inattesa o che versano in gravi condizioni economiche, familiari o psicologiche. Secondo i dati di un dossier del 2016, pubblicato sul sito www.mpv.org, i bambini nati finora sono stati più di 190 e circa 60mila le mamme sostenute. Per la maggior parte donne straniere, soprattutto africane che, ove possibile, trovano ospitalità anche nelle 40 Case di Accoglienza sparse in tutta la Penisola. Altre, invece, possono usufruire di un aiuto economico minimo di 160 euro mensili per 18 mesi, grazie al “Progetto Gemma”, che prevede l’adozione temporanea a distanza di madri in difficoltà che intendono mantenere il proprio figlio. Oltre 21mila sono le donne aiutate grazie a questo progetto dal 1994 al 2015.

"Le donne che abortiscono sono devastate dalla solitudine"

“L’accoglienza per noi è fondamentale: le donne che si rivolgono a noi hanno una solitudine devastante", ci spiega Maria Luisa D’Ubaldo, coordinatrice dei Cav di Roma. "Intorno hanno tante persone che danno consigli: parenti, amici e compagni ma, in fondo, sono consapevoli che la decisione finale spetta soltanto a loro”. “Noi cerchiamo di colmare questa solitudine e di far entrare in contatto le donne con i loro figli”, aggiunge. Anche per Cristina, volontaria del Cav del quartiere Tiburtino, al quale si rivolgono circa 200 donne l’anno, "non bastano gli aiuti economici", che comunque non mancano mai, come testimonia la quantità di pannolini, giochi e vestiti accatastati in una stanza/magazzino del centro. “Durante i colloqui cerchiamo di capire dov’è il problema e di farle comprendere la bellezza della vita che hanno già dentro”. “Viviamo di donazioni e quello che riceviamo lo doniamo”, ci spiega la volontaria che prima di iniziare quest’avventura ha dovuto seguire un corso di formazione di alcuni mesi con medici, psicologi e specialisti del settore.

L'esperienza di Samira

Samia, una ragazza eritrea sposata con un sudanese, è una delle tante madri che si è rivolta a questo Cav quando ha scoperto di aspettare un secondo figlio: “Pensavo di abortire ma, poi, ho cambiato idea e mi sono fidata perché mi avevano già aiutata col primo figlio”. Ma c'è anche chi fa una scelta diversa. “Sono molte le donne, soprattutto extracomunitarie, che decidono di interrompere la gravidanza, spesso anche clandestinamente per paura di rivolgersi alla sanità pubblica”, spiega la D’Ubaldo. “La verità è che la diminuzione registrata negli ultimi anni è dovuta al fatto che molte donne, anche minorenni, fanno sempre più ricorso alla pillola del giorno dopo, mentre in molte scelgono la Spagna o il Regno Unito per abortire anche oltre il quinto mese di gravidanza”, afferma la coordinatrice romana dei Cav.

Cosa servirebbe per la famiglia

Eppure, per arginare il fenomeno, secondo la D’Ubaldo, basterebbe che lo Stato “fornisse aiuti economici per le famiglie e le donne che vogliono portare avanti la gravidanza". "Del resto costerebbe meno che praticare un aborto", nota l'attivista. Dalle file della maggioranza sembrano concordare con questa visione. Ad esempio Lorenzo Fontana, vicepresidente della Camera, a margine della Marcia per la Vita, ha ribadito l’impegno del nuovo esecutivo per attuare nuove politiche per le famiglie: “Nel contratto di governo è stata messa nero su bianco la volontà di intervenire in questo senso con politiche per la natalità, comprese le agevolazioni fiscali sui prodotti per i neonati”. Misure ritenute essenziali da più parti.

Ma solo il tempo ci dirà se il nuovo esecutivo passerà dalle parole ai fatti.

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