Così Albertini dà il bentornato alla Lega in Comune: «Cialtroni»

Poi si corregge «Frase scherzosa, presa fuori dal contesto». Presto l’incontro col Carroccio

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Sabrina Cottone

«Cialtroni». La giornata di Gabriele Albertini si apre con quella che sembra una gaffe, ma non lo è. «Non ho sentito Berlusconi» assicura il sindaco davanti alle telecamere della Rai. Poi a microfoni spenti aggiunge scherzando: «Figuratevi se ha tempo da perdere con questi cialtroni». Sono le dieci del mattino, due ore dopo a Palazzo Marino arriveranno i plenipotenziari di Forza Italia e An per discutere il futuro della giunta e il rientro nelle stanze di governo dei «cialtroni». Come dire? Non sembrano gli auspici migliori per un pranzo della pace. La prendono a ridere i commensali, gli azzurri Maurizio Lupi, Luigi Casero, Alberto Bonetti, il vicesindaco Riccardo De Corato e il numero due di An, Ignazio La Russa, che dà anche una mano a fornire la giusta interpretazione dell’accaduto: «Una battuta, ci siamo fatti tutti una risata». Una risata prima di stendere il comunicato che non smentisce, anzi precisa. E anche se la parola non viene mai pronunciata, è chiaro che i «cialtroni» di cui si parla sono i fuoriusciti del Carroccio.
La firma è di Albertini, l’ispirazione collettiva: «Una frase a me attribuita (“Berlusconi non ha tempo per questi cialtroni”) è stata presa fuori dal contesto scherzoso in cui è stata pronunciata e oltretutto appare riferita a più soggetti mentre in realtà, pur nel tono amichevole e scherzoso fuori dall’ufficialità, si riferiva solo a chi, come dice il vocabolario, “manca di parola nei rapporti umani e professionali” e, aggiungo io, in politica». E ancora: «In sostanza dichiaravo che tale sarebbe chi ipoteticamente riterrebbe di annullare il programma elettorale sottoscritto da tutti nel 2001, che prevedeva esplicitamente, tra l’altro, la privatizzazione di una quota di minoranza della Sea».
Un lungo giro di parole che punta il dito sul Carroccio, se non altro per esclusione: «Che la mia stima verso i dirigenti regionali e cittadini della Cdl sia immutata lo testimonia anche il pranzo a cui ho ritenuto di invitarli oggi per discutere del futuro di Milano». Un pranzo al quale i leghisti non hanno partecipato. E anche il menu della casa sembra studiato apposta per tenerli alla giusta distanza: sformato di cous-cous ai frutti di mare, il piatto più indigesto per i leghisti che in difesa di polenta e salamella lo hanno elevato a simbolo dell’invasione musulmana.
«Cialtroni» sembra una gaffe e invece è l’ultimo biglietto che Albertini fa pagare al Carroccio per varcare la soglia di palazzo Marino e tornare in giunta. Il sindaco, anche se controvoglia, è disponibile al rientro della Lega, a patto che sia chiaro chi è dalla parte del torto e chi no, insomma chi sono i «cialtroni». Ai leader di Forza Italia e An (e all’Udc che ha delegato gli azzurri a rappresentarla) il sindaco ha spiegato che se la Lega sottoscrive l’accordo firmato Lupi, Casero, La Russa su Sea e cartolarizzazioni può rientrare. Non che sia contento, Albertini. «Se lo dite voi...» ha buttato lì tanto per far capire che se fosse per lui farebbe diversamente.
Oggi a Roma La Russa, Lupi, Casero daranno il via alle trattative preliminari per l’incontro tra Albertini e i vertici leghisti, che si svolgerà la settimana prossima. Se tutto fila liscio, le chiacchierate in Transatlantico con Giancarlo Giorgetti porteranno a un «rimpastino», ovvero a un rientro della Lega ma non al Demanio abbandonato da Giancarlo Pagliarini e che nessuno in campagna elettorale muore dalla voglia di occupare. La Lega, non è un mistero, ha chiesto la Sicurezza e è probabile che alla fine sia proprio quello l’assessorato che segnerà la ricomposizione della Casa delle libertà che si è presentata agli elettori nel 2001. Sul nome dell’assessore, Albertini è deciso a dire la sua. «I partiti propongono ma è il sindaco che sceglie» spiegano i suoi più stretti collaboratori.
Alla fine della giornata Albertini è più allegro che mai. «Siamo tutti d’accordo» dice al Piccolo Teatro, dopo una serata trascorsa seduto in poltrona tra Veronica Berlusconi e Letizia Moratti, la signora in pole position per la successione a Palazzo Marino.

Non si parla più di commissario né di dimissioni. Il sindaco (che forse temeva peggio) si accontenta del patto sottoscritto e aspetta la firma della Lega. Ha l’aria soddisfatta e forse è anche merito di quel «cialtroni».

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