«La mia esperienza dice che di questi tempi i figli si fa più fatica ad averli che a non averli». Don Gino Rigoldi, «prete di frontiera», abituato a storie difficili di delinquenza e tossicodipendenza, conosce bene la realtà metropolitana: «Basta guardare Milano, troppo stress, pochi soldi. I ragazzi sono preoccupati semmai del contrario, di poterli fare i figli».
Lei come affronta coi suoi ragazzi il tema contraccezione?
«Riferisco cosa dice la Chiesa, dico loro che si può o non si può essere daccordo».
E chi condivide?
«Devo dirla tutta? Nessuno».
Quindi secondo lei la Chiesa su questi temi è lontana dai giovani?
«Diciamo che è a una distanza enorme dalla realtà».
Perché secondo lei?
«Perché i problemi dei ragazzi e delle coppie di oggi sono altri. A volte il figlio è un miraggio per chi ha un mutuo o un affitto da pagare e vive col cappio al collo. Il Papa sappia anche lui che i cattolici italiani non confessano più i peccati sessuali».
La gente preferisce non raccontarli più?
«No, la gente ha altro per la testa. Confessa magari una violenza, un approccio con una prostituta, ma la convivenza non è più un tema da confessione».
Il Papa dice che la Chiesa dovrebbe fare più sforzi per farsi comprendere.
«Io penso che ci sia unincapacità da parte della Chiesa di parlare in maniera comprensibile. Penso che anche questo messaggio del Papa non verrà capito».
Il Pontefice forse voleva esortare proprio voi preti a farvi capire di più.
«Io spiego, ma come le dicevo i ragazzi non capiscono e non condividono. Allora dico: la mia preoccupazione, il compito di un prete è testimoniare, è trasmettere i principi della libera scelta, della fiducia, della fedeltà.
Che vuol dire?
«Vuol dire che per incoraggiare la maternità, i figli, servono politiche di sostegno alla famiglia».
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