Così il clan di Di Pietro si è fatto la ricevitoria nell'aeroporto di Orio

La compagna di Di Pietro e l'ex compagno della Mura si accaparrano senza gara una ricevitoria nella galleria partenze a Orio al Serio 

Così il clan di Di Pietro 
si è fatto la ricevitoria 
nell'aeroporto di Orio

La location è particolar­mente ghiotta. Un tredici al Totocalcio: la galleria partenze dell’aeroporto di Orio al Serio, uno dei più importanti d’Italia. Un colosso da oltre 7,5 mi­lioni di passeggeri nel 2010. Qui, in posizione strategica, stanno sbar­c­ando alcune figure di pri­mo piano del dipietrismo doc. O meglio, sta per aprire una ricevitoria do­ve i passeggeri pronti a imbarcarsi potranno ac­quistare gratta e sosta, ri­cariche telefoniche, le schedine per il Superena­­lotto, quelle del gratta e vinci, tagliandi vari, forse i giornali. Sorpresa:l’idea è venuta  in condominio a Barbara Maz­zoleni, sorella di Susanna, la mo­glie di Antonio di Pietro, e a Clau­dio Belotti, un altro fedelissimo dell’Italia dei valori e nel passato compagno di Silvana Mura, legale rappresentante e tesoriere nazio­nale dell’Italia dei valori.

Siamo nel sancta sanctorum del dipietrismo. Barbara Mazzoleni, un anno in più della sorella Susan­na, è la moglie di Gabriele Cimado­ro, il cognato per antonomasia, ma anche deputato dell’Italia dei valori. Del resto il leader dell’Idv e sua moglie risiedono a Curno, a un tiro di schioppo dall’aeropor­to. I dipietristi formano un clan in cui affetti e politica vanno a brac­cetto, ma il dipietrismo è anche un motore di imprese e affari. Ga­briele Cimadoro, una vita politica errante più del pastore leopardia­no, dal Ccd, all’Udr, dall’Udr di Francesco Cossiga all’Asinello e ora, dopo una lite ricomposta con Tonino, nell’Idv, è immobiliarista da una vita. E ad amministrare le sue società c’è proprio la moglie Barbara, laureata in lingue, a diffe­renza di Susanna che ha sposato non solo Di Pietro ma anche la sua passione per i tribunali e infatti è avvocato.

Com’è come non è, all’interno del clan è scoccata la scintilla: qualcuno ha capito che il busi­ness della fortuna avrebbe messo le ali ai lati della pista da cui gli ae­rei decollano con ritmi sempre più frenetici. Orio è la capitale del low cost, Orio è la porta di parten­za per migliaia di pellegrini che raggiungono i più importanti san­tuari europei, Orio cresce a tassi cinesi. Orio è il futuro e il futuro è la dimora abituale della fortuna. L’ambizione è coniugarla al pre­sente. Così è nata Vinci e vola, la società di cui risultano soci Barba­ra Mazzoleni e Claudio Belotti.

Qualche mese fa lo sbarco a Orio e il contratto con la Sacbo, la padrona di casa. Daniele Belotti, assessore leghista al Pirellone e omonimo di Claudio, scrive alla Sacbo una lettera puntuta e prova a ricostruire i passaggi dell’opera­zione. In particolare, Belotti nota che«per l’assegnazione dello spa­zio commerciale non risulta esse­re stata espletata alcuna procedu­ra ad inviti e nemmeno bandita una gara di evidenza pubblica». Una procedura che Belotti consi­dera quantomeno anomala e ver­rebbe utilizzata «unicamente per servizi urgenti o correlati all’attivi­tà aeroportuale».

Ma giochi e scommesse sfuggo­no a queste categorie, anche se po­tenzialmente, chi vende la fortu­na vicino al check in ha fra le mani una gallina dalle uova d’oro. Con­cetti che, naturalmente, Cimado­ro rispedisce al mittente: «Guardi, risponderà la Sacbo, per quanto ne so io, tutti gli spazi sono stati affittati a trattativa diretta. Noi ab­biamo raggiunto l’accordo già qualche mese fa ma, mi creda, ri­schiamo grosso». Addirittura?

«Sì - risponde il deputato-co­gnato - , noi abbiamo fatto la no­stra domandina perché voleva­mo cimentarci nel campo dei gio­chi, delle scommesse, della fortu­na, ma abbiamo dovuto pazienta­re finché la Sacbo ci ha offerto questo locale». Tutto a posto? Ne­anche per idea: «È un posto picco­lo. Piccolissimo. Venticinque me­tri quadri, compresi i muri. E pa­ghiamo un canone adeguato, an­zi altissimo: ventimila euro il pri­mo anno, trentamila il secondo e quarantamila il terzo. Altro che fa­voritismi all’onorevole Cimado­ro, neanche in via Montenapoleo­ne si sborsano cifre del genere. E non è tutto perché la Sacbo si rita­glierà una commissione, chiamia­mola così, del 3,5 per cento sui no­stri incassi».

Si vedrà. L’allestimento degli spazi è in corso.

La ricevitoria di­pietrista aprirà i battenti il 1˚ giu­gno. «Ma Antonio- assicura Cima­doro - non ne sa nulla». Magari passerà per giocare la schedina. E aggiungere una pagina all’album di famiglia.

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