A chiamarli fiumi ci vuole un bel coraggio. Eppure questi rigagnoli che normalmente sembrano tratturi alpestri hanno messo in ginocchio Genova, causato lutti e rovine, vomitato acqua e fango in quantità proporzionale alle cascate di soldi ingurgitati per la loro (presunta) messa in sicurezza. La storia lontana e più recente di questi torrenti, nel capoluogo «rosso» della Liguria, è costellata di progetti, cantieri, interventi, polemiche, ma soprattutto soldi, tanti soldi. Che però non hanno mai risolto il problema di esorcizzare il rischio di alluvioni. Si chiamano, questi «fiumi», Leira, Polcevera, Chiaravagna, Sturla, Bisagno, Fereggiano: nomi che non compaiono nelle carte geografiche, ma sono scritti a bilancio di Comune di Genova e Regione Liguria in posizione di rigore. A testimoniare un gigantesco fallimento politico e amministrativo nella tutela dellincolumità delle persone e delle attività economiche locali. Il rio Fereggiano, ad esempio: è quello che poco dopo mezzogiorno di venerdì ha dato di matto e in un quarto dora ha trasformato le strade del popoloso quartiere di San Fruttuoso in una cateratta. È lo stesso Fereggiano che, ormai, doveva essere «sicuro». Il Giornale ne aveva scritto un anno fa, lanciando lallarme per una gigantesca frana che ostruiva il corso dacqua, e venerdì ha contribuito allesondazione. Il presidente della Regione Claudio Burlando, Pd, si chiama fuori: «Abbiamo speso 120 milioni per sistemarlo a dovere. Avevamo individuato due criticità, una labbiamo tolta. Molto più a monte cerano delle case dentro lalveo. Sono state demolite. Se non lavessimo fatto, sarebbe stata una tragedia immane». La gente del quartiere, esasperata e avvilita, replica con altre cifre: le sei vittime di due giorni fa. Non consola pensare che «potevano essere molte di più». È ancora il governatore (nato proprio a San Fruttuoso) a giustificarsi: «Il problema è la lentezza dei fondi». Non cambia molto linterpretazione del sindaco Marta Vincenzi, anche lei Pd, erede di quella sinistra che governa Genova da oltre quarantanni: «Non è vero che non abbiamo fatto niente. Solo per lalveo del Fereggiano abbiamo speso 6 milioni». Ce nè anche per il Bisagno, che venerdì ha inondato il centro: «Abbiamo pulito il greto molte volte» .
Le amministrazioni locali, insomma, non solo non fanno autocritica, ma chiedono altri soldi. Un altro fiume di denaro, da buttare in questi tre o quattro fiumiciattoli. Solo per poter dire: «Noi, non si poteva fare di più».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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