Bankitalia punge il governo sul taglio dell’Irpef e difende le banche. Giorgetti: "Nessuno è rimasto indietro"

Bankitalia e Istat criticano la manovra. Giorgetti: "Tutela la borghesia, ai redditi deboli abbiamo già pensato"

Bankitalia punge il governo sul taglio dell’Irpef e difende le banche. Giorgetti: "Nessuno è rimasto indietro"
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Una partita a scacchi con il «Sistema London». L'audizione sulla manovra della Banca d'Italia davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato è stata un modo, forse non troppo discreto, di esprimere malcontento per le nuove tasse su credito e assicurazioni. L'istituto guidato da Fabio Panetta, attraverso il vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica Fabrizio Balassone, ha espresso riserve sul taglio dell'Irpef e, al tempo stesso, segnalato la necessità di maggiore stabilità nella tassazione delle banche. Un intervento che, per la prima volta, sembra spostare l'attenzione verso la tutela del settore finanziario, criticando però una misura che punta a sostenere il ceto medio.

Balassone ha spiegato che «le ripercussioni degli interventi sulla posizione patrimoniale del complesso degli intermediari appaiono contenute» e che «il sistema bancario italiano è nell'insieme solido, ben patrimonializzato e oggi tra i più redditizi d'Europa». Tuttavia, ha avvertito, «sarebbe opportuno evitare il ripetersi frequente di inattese modifiche della tassazione». Un messaggio che molti leggono come un appello implicito a un alleggerimento fiscale per le banche, dopo mesi di tensioni legate alle minori deduzioni sulle perdite, all'imposta per sbloccare le riserve e agli aumenti Irap previsti per il settore.

Ecco perché, nel merito della manovra, Bankitalia ha poi sostenuto che la riduzione dell'aliquota Irpef non comporterà «variazioni significative della disuguaglianza», spiegando che il beneficio maggiore andrà «ai nuclei dei due quinti più alti della distribuzione». In altre parole, anche quando il governo prova ad alleggerire il peso fiscale, finisce sotto accusa. Balassone ha aggiunto che «è improprio assegnare al bilancio pubblico il compito di recuperare il potere d'acquisto perduto dai lavoratori», una critica diretta all'impostazione redistributiva dell'esecutivo.

Un giudizio, quello di via Nazionale, che si inserisce nel coro di rilievi già arrivati da altre istituzioni. L'Ufficio parlamentare di bilancio, per voce della presidente Lilia Cavallari, ha stimato che il taglio delle aliquote coinvolgerà poco più del 30% dei contribuenti circa 13 milioni e che «circa il 50% delle risorse assorbite dalla misura affluisce all'8% dei redditi più elevati». Dati che, tuttavia, vanno letti nella loro dimensione reale: il beneficio medio stimato è di 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 per gli operai, cifre tutt'altro che rivoluzionarie.

Anche la Corte dei Conti ha espresso «qualche perplessità» sulla modifica dei parametri per il calcolo dell'Isee, che potrebbe introdurre disparità tra famiglie proprietarie e in affitto, mentre l'Istat, attraverso Claudio Vicarelli, ha confermato che «effettivamente sì, il taglio Irpef avvantaggia le famiglie più ricche». Un fronte critico compatto, dunque, che pare rappresentare più una critica politica che una vera e propria analisi tecnica dei provvedimenti, nonostante la sostanziale tenuta dei conti sia stata riconosciuta dagli stessi organismi di controllo.

Giancarlo Giorgetti ha risposto alle critiche con toni misurati ma fermi, ricordando che l'obiettivo della manovra è «difendersi in una situazione profondamente mutata», con i tassi d'interesse al 4% e oltre 400 miliardi di emissioni l'anno da gestire. «Non siamo una grande potenza, non siamo gli Stati Uniti d'America e non abbiamo la bacchetta magica per dire alla Commissione europea cosa fare», ha detto il ministro dell'Economia, rivendicando la linea prudente dell'esecutivo.

Sulla questione fiscale, Giorgetti ha difeso l'intervento come misura di equilibrio. «Per i redditi fino a 35mila euro la compensazione del fiscal drag è ampiamente coperta. Abbiamo ridotto le aliquote, non la base imponibile», ha detto. Un modo, ha aggiunto, «per sostenere il ceto medio» dopo aver concentrato negli anni precedenti gli aiuti sui redditi più bassi. Quanto al contributo richiesto alle banche, il ministro ha chiarito che «ogni azione deve essere proporzionata alle finalità per cui si interviene; il Parlamento è sovrano: se vorrà diminuirlo lo diminuirà, se vorrà aumentarlo, l'aumenterà».

Giorgetti ha infine ribadito la filosofia economica del governo con un'immagine sportiva: «L'Europa è senza difese di fronte all'overcapacity di alcuni Paesi asiatici che inondano i nostri mercati con prodotti sussidiati. Anche settori d'eccellenza rischiano di essere travolti.

Come nel basket, quando non sei una grande potenza devi puntare sulla difesa: disciplina, pressione, intensità». Un quintetto senza campioni, ma solido e compatto, che difende il bilancio pubblico con la stessa tenacia con cui un underdog tiene testa ai giganti in campo.

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