Nuovo schiaffo dei giudici a Milano. "Salva-Giochi incostituzionale"

La legge varata con decreto d'urgenza dal Governo per le Olimpiadi invernali finisce alla Consulta. Ma la Suprema Corte non potrà decidere prima dell'inizio

Nuovo schiaffo dei giudici a Milano. "Salva-Giochi incostituzionale"
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Dopo la vendita di San Siro, tocca alle Olimpiadi: per la seconda volta in due giorni, la magistratura milanese entra in rotta di collisione con un evento-simbolo della città. Ma in questa occasione a venire preso di mira è anche il governo Meloni, accusato di essere intervenuto con una legge su misura, per tenere al riparo la macchina organizzativa dei Giochi dalle incursioni della magistratura.

Quella legge, varata con decreto d'urgenza dal Consiglio dei ministri l'11 giugno dello scorso anno e ratificata dal Parlamento l'8 agosto successivo, sarebbe incostituzionale. A sostenerlo è il giudice preliminare Patrizia Nobile che ieri ha deciso di ritenere ammissibile e "non manifestamente infondata" la questione sollevata dalla Procura della Repubblica nel corso dell'inchiesta sugli ex vertici della Fondazione Milano-Cortina, l'ente organizzatore. Si tratta di Vincenzo Novari, amministratore delegato della Fondazione dal 2019 al 2022, e dell'ex capo dei servizi informatici Vincenzo Zuco, entrambi finiti nel mirino della Procura per corruzione e turbativa d'asta. Fin da subito i difensori dei due avevano sostenuto che nessuno dei due reati stava in piedi, essendo la Fondazione un ente privato, non soggetto alle leggi sulla pubblica amministrazione. Ma la Procura era andata avanti per la sua strada, indagando anche due alti dirigenti di Deloitte, il colosso internazionale appaltatore della piattaforma digitale delle Olimpiadi. Davanti a un braccio di ferro che rischiava di avere ripercussioni sull'evento del febbraio prossimo, il governo aveva varato una norma interpretativa per riconoscere alla Fondazione lo status di azienda privata, svincolata dai lacci delle procedure di gara. La Procura si era rassegnata a chiedere l'archiviazione del fascicolo, ma aveva contestualmente chiesto al giudice di rilevare l'incostituzionalità del decreto legge.

Ieri, il gip Nobile accoglie la richiesta e trasmette gli atti alla Corte costituzionale. Difficilmente la Consulta si esprimerà entro l'apertura dei Giochi, cui mancano solo 93 giorni. Ma la decisione del giudice mette un'ipoteca su tutte le decisioni prese finora e su quelle successive: rispettate le regole sui pubblici appalti, dicono i magistrati ai manager, altrimenti ne potrete venire chiamati a rispondere.

Per i pm e per il giudice, il decreto viola almeno quattro articoli della Costituzione: per avere violato l'uguaglianza dei cittadini, per essere stato emanato senza "requisiti straordinari di necessità e urgenza", e per contrasto con le norme europee sulla trasparenza e la lotta alla corruzione. Nell'ordinanza si prende atto che le Olimpiadi precedenti, i Giochi di Torino del 2006, sono state gestite da una fondazione privata, riconosciuta come tale dal Tar, ma si tratterebbe di una interpretazione vecchia e superata. A rendere evidente il ruolo pubblico della Fondazione Milano-Cortina è il fatto che se al termine dei Giochi i conti risultassero in perdita, a coprire il disavanzo dovrebbero essere le Regioni: "La Fondazione non è esposta alle conseguenze delle scelte aziendali perché c'è un collegamento con la pubblica amministrazione che ha immobilizzato componenti finanziarie pubbliche assicurando il ripianamento delle perdite". Grazie al decreto, che sarebbe intervenuto "con incidenza in un procedimento che ha ad oggetto fattispecie penali" come la corruzione, i dipendenti della Fondazione si troverebbero ad operare in una "irragionevole zona franca" in cui "godono di una sostanziale immunità", con una "evidente disparità di trattamento" rispetto agli altri dipendenti pubblici. La Fondazione si troverebbe così libera di mettere in atto "intese collusive atte ad alterare il mercato e la libera concorrenza". Parole pesanti, come si vede, cui si aggiunge l'accusa al governo di avere inserito "distonicamente" la norma salva-Olimpiadi in un decreto in cui si parlava d'altro, ovvero le misure per il terremoto nei Campi Flegrei e per l'alluvione nelle Marche, rendendolo "disorganico ed eterogeneo" e portando le Camere ad approvarlo "senza una discussione parlamentare effettiva".

L'altro ieri la Procura aveva fatto sapere di indagare sulla privatizzazione di San Siro, ratificata poche ore prima col rogito tra il Comune e Inter e Milan. Ora un nuovo fronte si apre nei difficili rapporti tra toghe milanesi e politica.

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