"Per la riforma pagò la mia famiglia. Indagati da innocenti per 11 anni"

L'ex ministro Clemente Mastella racconta l'odissea giudiziaria che colpì anche moglie e figlio e lo costrinse alle dimissioni

"Per la riforma pagò la mia famiglia. Indagati da innocenti per 11 anni"

Ci aveva provato. E aveva portato a casa una riforma della giustizia, la riforma Mastella: "Un attimo - spiega Clemente Mastella - era una riforma che modificava la precedente riforma Castelli e in parte la limava. Io ero Guardasigilli in un governo di centrosinistra, il governo Prodi, e in qualche modo avevo l'avallo dell'Anm".

E allora?

Il sindaco di Benevento è in ufficio, attorniato da uno sciame di collaboratori. Sbriga un paio di questioni, poi riprende: "Sì, ero in sintonia, ma i magistrati non sono un blocco compatto, ci sono grumi di potere, di qua e di là. Contrari e favorevoli".

Qualcuno ce l'aveva con la riforma Mastella?

"Questo è sicuro e le posso dire che l'indagine condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e poi da Napoli è stata di una violenza unica. Sì violenza contro di me, contro mia moglie e contro mio figlio Pellegrino, in definitiva contro la famiglia Mastella. Eravamo diventati gli Addams del male. Prima mia moglie viene arrestata e messa ai domiciliari. Con una sfilza di accuse, dall'associazione a delinquere in giù. Mia moglie é la presidente del Consiglio regionale della Campania. Il giudice la fa arrestare e poi si dichiara incompetente, non manda prima gli atti a Napoli; no, prima sfregia l' immagine di Sandra e poi esce di scena. Incredibile".

Poi arrivano le sue dimissioni?

"Certo, io sono di formazione democristiana. Non solo Cesare, ma anche la moglie, in questo caso il marito, deve apparire onesto. Dunque, comunico al Quirinale che saluto la compagnia".

E si è dimesso?

"Certo, siamo a gennaio 2008. Comunque, ricevo una telefonata di rinforzo dal segretario generale del Quirinale che più o meno mi dice: Sa, il Presidente Napolitano ritiene che le sue dimissioni siano opportune. Certo - rispondo - se l'ho annunciato, lo farò. E ho lasciato la barca di Prodi".

Così l'esecutivo è caduto.

"Ma in realtà è venuto giù perché era appeso ai voti di Turigliatto e di altri due o tre soggetti. Non c'erano i numeri. E infatti quando si trattava di votare sugli articoli della riforma, io chiedevo ad Andreotti di venire a votare e a Cossiga di rimanere a casa".

E perché?

"Andreotti votava a favore. Ma quel governo non poteva andare avanti".

L'inchiesta invece non si fermò?

"Anch'io vengo indagato per tutta una serie di reati di cui non ho mai capito nulla. Abbiamo subito umiliazioni devastanti".

Quali?

"Tante, troppe per ricordarle tutte. Gliene dico una che non ho mai raccontato: mia moglie deve essere operata, un intervento delicato, e chiediamo che l'intervento sia condotto da sua cognata a Benevento. Bene, prima dicono di no, poi mandano il Ros dei Carabinieri a controllare, manco fossimo mafiosi. Ricordo i militari che circolavano per le stanze del Fatebenefratelli di Benevento. Ma l'accanimento è contro tutti, anche mio figlio Pellegrino. Gli mandano un avviso di garanzia perché dicono che ha comprato un'auto dalla camorra".

Non era vero?

"Ma quando mai. Lui chiede di essere ricevuto urgentemente dai magistrati, ma per due anni, dico due anni, non gli aprono la porta. Capisce?"

Parlava di questa vicenda con Andreotti?

"Si e lui mi disse: Almeno a me hanno risparmiato la famiglia, a te nemmeno quella. Ma non è finita qua".

Che altro successe?

"Un giorno cercano mio figlio in una casa di Roma di mia proprietà. Lui non c'era, c'era mia figlia con un'amica. Restano lì un'ora, loro sono terrorizzate, io non so più chi ho chiamato per protestare. Fra l'altro avevano violato il mio domicilio di europarlamentare. Ma le svelo un altro episodio, uno dei tanti, in quel lunghissimo periodo che è andato avanti undici anni, undici anni prima di essere tutti assolti da ogni accusa. Siamo a Fiumicino, io e mia moglie Sandra, in partenza per gli Usa, ed ecco arriva il questore. Ed ecco il questore mi prende da parte: Mi spiace, ma non potete partire, gli americani non vi vogliono. Per forza, con quelle accuse ancora in piedi".

Ma alla fine siete stati assolti.

"Si ma ci sono voluti undici anni per arrivare alla sentenza di primo grado. E ormai a quel punto il danno era fatto. Non sono più stato ministro. Comunque, la pm in aula stava per chiedere il mio proscioglimento e io l'ho bloccata".

Perché?

"Le ho detto: No, mi dispiace, adesso è troppo tardi, non vale più, aspettiamo il verdetto".

Ma cosa aveva di così dirompente la sua riforma?

"Io avevo stabilito che in un certo ufficio non si potesse rimanere più di otto anni. Capisce che botta ad un certo sistema di potere? E infatti un giorno un magistrato di Santa Maria Capua Vetere mi prese sottobraccio e mi disse solo: Le hanno fatto una carognata".

Oggi è il centrodestra ad aver cambiato la Costituzione. Soddisfatto?

"No, indifferente.

La cosa più spaventosa è la lunghezza interminabile di questi procedimenti. Non avessi avuto una famiglia unita e la fede cristiana sarebbe finita in un altro modo. Ma oggi voglio dirle che mi sento come Giobbe: dopo tutte queste prove ho ancora fiducia nella giustizia".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica