Così il Dragone si sta prendendo Milano

Non è un’ondata violenta come quelle dalla sponda sud del Mediterraneo. Piuttosto una marea, che sale lentamente. I cinesi si stanno prendendo la città senza strappi. Non un distretto industriale qualsiasi, ma la città più ricca e dinamica del Paese. Le mani del Dragone avvolgono Milano in silenzio. I negozi, gli esercizi commerciali in un raggio sempre più vasto.
Poi gli affari neri, e grigi, e anche fette intere di attività criminali. Un fiume sotterraneo che ogni tanto emerge in superficie. E ora il vicesindaco Riccardo De Corato vuole applicare il pugno di ferro sul modello-Prato. “Su sale giochi e sale massaggio - dice – il Comune è già corso ai ripari”. I centri massaggi: nel capoluogo lombardo ne risultano aperti 367 (96 nell’ultimo anno). Quindici anni fa erano 4. La maggior parte - 77 - sono gestiti da cinesi e impiegano ragazze cinesi. La Polizia locale ne ha sequestrati 5 per prostituzione.
Nel ramo prende sempre più piede il low cost, come nel traffico aereo. Le cinesi si sono prese il 35-40 per cento del giro d’affari. Sono il terzo gruppo etnico più numeroso, dopo le nigeriane e le romene. Solo pochi anni fa non si era mai parlato di prostituzione cinese.
L’omertà è totale. Tutt’ora le denunce provenienti dal mondo cinese a Milano, come altrove, sono una rarità. Due settimane fa due donne hanno denunciato il laboratorio-lager in cui erano costrette a fare 18 ore di lavoro al giorno, con due giorni di riposo al mese, e il tutto per uno «stipendio» da fame, a cottimo. Eppure la notizia vera è stata la denuncia. La prima dopo anni di silenzio. L’altro fenomeno sono le sale giochi. In 2 anni e mezzo sono state inoltrate 154 richieste d’apertura: 40 firmate in caratteri cinesi. Il Comune ne ha autorizzate quattro.
Ma il core business dell’immigrazione cinese, anche a Milano, è la produzione e il commercio di merci contraffatte. Nel 2009 ci sono stati 5.340 sequestri amministrativi, 1.751 penali, e 659 persone denunciate per 200mila articoli. A luglio 2010 c’erano già 7.500 sequestri e 611 denunciati, per oltre 7 milioni di pezzi. La Polizia locale ad aprile ha scoperto in via Stephenson un capannone abusivo utilizzato come centrale di stoccaggio della merce contraffatta. C’erano dentro otto magazzini autonomi, e milioni di articoli. I vigili sospettano la presenza di altre centrali di stoccaggio nell’hinterland. La merce stoccate in questi capannoni sarebbero spedite da Prato o da porti come Trieste, Napoli, o ancora dal Pireo. Nel 2009 è stato scoperto un traffico internazionale di migliaia di articoli falsi provenienti proprio dalla Grecia e in arrivo attraverso triangolazioni aeree via Colonia, Bergamo, Milano. La merce era venduta da nordafricani.
Nel quartiere cinese di Milano in due anni 71 blitz hanno portato alla luce dormitori per clandestini, centri a luci rosse, bische, finti ambulatori medici. Nell’ultimo anno, a seguito dei controlli del Nucleo Tutela consumatori di Comune e Asl in ristoranti etnici della città, su cento segnalazioni all’autorità giudiziaria per cattiva conservazione degli alimenti e tentata frode, 60 sono risultati cinesi. Dall’inizio dell’anno sono 184 i cinesi denunciati o arrestati per aver commesso reati che destano allarme sociale.
Nel 1979 la comunità straniera più numerosa a Milano erano gli svizzeri: «ben» 1.673. In tutto gli immigrati erano 21mila. Oggi sono 208mila. All’anagrafe cittadina risultano residenti 18mila cinesi. Ma secondo l’ultimo rapporto sull’immigrazione dell’Ismu, dei 44.500 clandestini stimati in città, uno su tre è orientale. Si parla di 32mila cinesi in tutto. “Senza fare di tutta un’erba un fascio – riflette De Corato - è evidente che la criminalità cinese grazie a enormi disponibilità di denaro, di dubbia provenienza, cerca di infiltrarsi anche a Milano in attività legali, borderline e illegali”. “Sul piano penale – rivendica De Corato - l’azione costante della Polizia locale ha stoppato l’avanzata con metodi illeciti del Dragone: le operazioni a Sarpi parlano da sole.
Ora occorre salire di livello. E individuare chi regge le fila dell’enorme giro di affari. E’ importante allora un’azione congiunta con le forze dell’ordine e la Guardia di finanza.

Il modello è quello che il ministro dell’Interno ha adottato per la Chinatown di Prato, dove un maxi blitz delle Fiamme gialle a giugno ha portato alla scoperta di un’organizzazione che ha riciclato denaro sporco per 3 miliardi di euro”.

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