Così la finta lettera anonima ha risvegliato la città migliore

Così la finta lettera anonima ha risvegliato la città migliore

(...) mi comporterei allo stesso identico modo. Andrei alla polizia, denuncerei i fatti, ringrazierei per la solidarietà e contribuirei alle indagini. E poi, anche scoperta la più sgradevole delle verità, farei il mio mestiere nell’unico modo in cui so farlo: raccontando la vicenda, senza omettere nulla e rendendola nota al mondo, anche annunciando all’Ansa la storia. E ovviamente ringraziando la Digos per il lavoro.
E allo stesso modo continuerò a rispondere a tutti i curriculum di ragazzi che vogliono collaborare e a dar loro un’occasione. Per uno o anche dieci che tradiscono la fiducia, non posso penalizzarne mille.
Poi, quando sono arrivato in redazione, mi è tornato il sorriso. Perchè - a parte qualche commento sciocco o disinformato o sciocco e disinformato, a parte qualche lettura politica sul Manifesto, sul sito dell’Unità o su quello di Grillo, quasi una garanzia della correttezza del nostro lavoro - siamo stati sommersi dal vostro calore, dai vostri messaggi. Alcuni, li potete leggere qui a fianco. Alcuni, da quello di Gian Luca Fois, a quello di Enrico Cimaschi, a quello di Matteo Rosso, sono arrivati all’alba. Altri, come quello di Carlo Martelli, esagerato nell’affetto con quel «direttore» e quel «che il Signore la benedica», assolutamente commoventi. Capace di dare un senso al nostro mestiere e a ripulire le parole a sproposito.
Lo dicevo ieri: ex malo bonum. Ancora una volta vi siete stretti a noi e ancora una volta avete dimostrato che parlare di «famiglia del Giornale» non è una figura retorica, ma qualcosa di carne, di ossa, di sangue, di sudore e di passione. Qualcosa di bello. Le vostre voci sono più forti e più commoventi di tutto e di tutti. A centinaia, dicevo. In genere, mi sento molto amato da voi e mi ritengo fortunatissimo per questo. Ieri, se possibile, di più.
E, se permettete, da tutto questo esce bene anche il mondo delle istituzioni - non solo quelle di centrodestra, ma anche Marta Vincenzi e Claudio Burlando, che ringraziamo e che ovviamente non mancheremo di continuare a criticare tutte le volte che ce ne daranno l’occasione - e dell’informazione genovese. Se qualcuno avesse voluto fare un po’ di sciacallaggio, non c’era situazione migliore. E invece, tutti, dico tutti (almeno quelli che ho avuto modo di leggere e sentire direttamente), hanno dimostrato di puntare alla qualità e alla verità dell’informazione. Quello che non hanno fatto i maestrini dalla penna rossa che hanno scritto senza nemmeno conoscere i fatti, sulla base di notizie di agenzia che peraltro avevamo divulgato noi. A dimostrazione della nostra assoluta correttezza e buona fede.
Penso al Secolo XIX, guidato da un direttore-galantuomo come Umberto La Rocca che con lo scrupolo del suo vice Alessandro Cassinis e di una cronista di razza come Francesca Forleo, ha dato la notizia in modo impeccabile. Penso a validissimi colleghi ed amici come Mimmo Angeli, direttore del Corriere Mercantile e a Franco Monteverde e Alberto Puppo del Lavoro-La Repubblica che, dopo aver verificato scrupolosamente la notizia, hanno capito che eravamo solo vittime della situazione e hanno deciso di non infierire ulteriormente sull’autore dell’auto-lettera anonima, nuovo genere letterario della vicenda. Penso anche a Franca Brignola, che a Telegenova, ha voluto dar voce alla nostra amarezza. Grazie a tutti.


Insomma, siamo stati noi - più di chiunque altro - nonostante il simpatico sito dell’Unità (una garanzia, e poi si lamentano delle querele) e qualche grillino dicano l’esatto opposto - a raccontare la notizia prima all’Ansa e poi ai nostri lettori con una dovizia assoluta di particolari.
Trasparenti ed onesti. L’unico modo in cui sappiamo fare i giornalisti.
PS: Dopo quello che ci avete regalato ieri, credo che stanotte dormirò tranquillo.

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