«Burocrazia e fisco sono macigni che si abbattono sistematicamente e disastrosamente sui carrozzieri, mettendo in discussione lavvenire di tante aziende a livello locale e nazionale. E il recente suicidio di uno dei nostri bravi colleghi, schiacciato dai debiti, è solo lennesimo, gravissimo sintomo del dramma in cui versa la categoria». Non usa mezzi termini limprenditore Fabio Costa, fondatore nel 1960 dellAssociazione Carrozzieri che ha contribuito alla crescita professionale del settore. Le cifre parlano da sole: «Su circa 350 aziende genovesi, ognuna con una media di 3-4 dipendenti - spiega Costa -, la metà versa in condizioni di rischio chiusura. Fino allo scorso anno hanno resistito attingendo a risorse proprie, ora sono al lumicino». Nel frattempo, denunciano ancora i carrozzieri, si è formato una sorta di cartello delle compagnie di assicurazione «che per le riparazioni impongono accordi capestro, con tariffe e ricambi determinati, ben al di sotto dei prezzi di mercato. In questo modo - aggiunge Costa - cè chi prova per un po ad adeguarsi, ma è condannato fatalmente a fallire. Gli altri chiudono subito bottega, di fronte a prospettive di perdita sicura». Eppure, cè anche chi decide un estremo tentativo di risollevare le sorti avverse: «Prepariamo clamorose manifestazioni di piazza - conclude Costa -.
Inoltre, la Rete di tutela che abbiamo creato continuerà ad agire in difesa della categoria, a partire da Genova. Sconforta, però, pensare che la nostra città è bloccata, non ha progetti di rilancio e sviluppo, e costringe i giovani ad andarsene. Così anche i migliori propositi rischiano comunque di affondare».Così il fisco uccide i piccoli imprenditori
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