«Così fotografo il lato surreale della metropoli»

I spirò Ezra Pound, animò la scena culturale internazionale, ebbe feconde relazioni con i maggiori intellettuali dell'epoca, come Kandinskij. Al tempo stesso si operò a un'ernia pur di partire per il fronte, corteggiò la futura moglie Benedetta Cappa, di vent'anni più giovane, con «parole in libertà» e coniò lo slogan «Marciare, non marcire». Il milanese Filippo Tommaso Marinetti fu il vero detonatore della stagione futurista e intellettuale unico nel suo genere: da oggi una mostra alla Fondazione Stelline di corso Magenta rende omaggio alla sua poliedrica figura, troppo a lungo relegata a un ruolo minore.
All'inaugurazione di «F.T. Marinetti= Futurismo» (fino al 7 giugno) il nipote Filippo Piazzoni Marinetti, physique du rôle simile a quello del celebre nonno (che conobbe attraverso i racconti di nonna Benedetta) sorride: «Aspettavamo da anni una mostra come questa, anche se sarebbe necessario uno spazio immenso per rappresentare tutta la versatilità di Marinetti», ha detto non senza polemica. La pazienza certosina di Luigi Sansone, curatore della mostra e del catalogo edito da Federico Motta (dove spicca un saggio di Giordano Bruno Guerri sui rapporti tra il padre del Futurismo e D'Annunzio) ha permesso di raccogliere per l'occasione una trentina di tavole parolibere firmate da Marinetti, tra cui la celebre «Parole in libertà-Bombardamento sola igiene» e «Bombardament d'Andrinople», proveniente dalla Ucla University di Los Angeles e considerata come la più grande tavola del genere mai esposta prima.


Perché se è vero che in mostra non mancano capolavori pittorici appartenenti alle Civiche Raccolte di Milano («Espansione di Primavera» di Balla e «Linea e forza di una bottiglia» di Boccioni) e famosi ritratti di Marinetti come quello della Zatkowa, il valore di questo evento, che inaugura i nuovi spazi espositivi delle Stelline, sta tutto nelle carte esposte: vi sono manifesti futuristi (come quello, celeberrimo, pubblicato il 20 febbraio del 1909 su Le Figaro), cartoline, appunti, libri e soprattutto le vivaci lettere di Marinetti che al Futurismo (un ideale lungi dai rigurgiti nazi-fasciti successivi) sacrificò l'intera esistenza.

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