Luca Rocca
Troppo spaccio. Troppi furti. Troppo di troppo. Non era più tollerabile assistere al degrado di un pezzo di città, così come non era più possibile lasciare che decine di famiglie di nomadi, comprese donne e bambini, continuassero a vivere in una sorta di lager moderno.
Ecco perché, mentre nel resto dItalia si elaboravano idee e predisponevano piani, a Reggio Calabria il sindaco di centrodestra, Giuseppe Scopelliti, risolveva la bollente «questione rom» a modo suo: delocalizzando e bonificando i territori occupati, senza nessuna delega ai prefetti. Prima lallontanamento «concordato» dei nomadi, poi labbattimento con le ruspe, il 29 agosto scorso, della «caserma ghetto 208», ledificio che per oltre trentanni ha ospitato in condizioni disumane ottanta famiglie di rom.
I dati, anche quelli elettorali, dimostrano lapprezzamento dei cittadini reggini per il decisionismo del «sindaco sceriffo», che alle ultime elezioni comunali è stato riconfermato con il settanta per cento dei consensi a fronte di unaffluenza mai registratasi prima in città.
Nessuna scelta xenofoba, nessun pugno duro. «Semplicemente - dice il primo cittadino - una politica di legalità concordata con gli stessi rappresentanti della comunità nomade».
La «delocation rom» aveva due obiettivi: porre fine allillegalità diffusa, ai furti in casa, alle aggressioni alle vecchiette, restituendo così parte del territorio alla città, ma anche «sghettizzare» gli zingari, come affermato dallo stesso primo cittadino. «Prima gli zingari vivevano tutti in una zona, non sintegravano - continua Scopelliti - ora, dopo aver abbattuto il loro ghetto, li abbiamo delocalizzati e poi inseriti nelle graduatorie per lassegnazione delle case e per garantire loro un tetto. La città è stata liberata da una situazione vergognosa. Quella occupata dai rom era da decenni unarea off limits, praticamente inavvicinabile».
Lidea giusta è stata quella di non inserire tutta la popolazione rom nella stessa circoscrizione ma di sistemarla in vari punti della città. E quando è stato possibile, gli è stato trovato anche un lavoro, grazie, ad esempio, alla costituzione della «Coop Rom 95». Sensibilità dimostrata anche verso i bambini, inseriti davvero nelle scuole, nei centri sportivi e aiutati dagli assistenti sociali.
Di resistenze ce ne sono state, di tensioni pure, soprattutto al momento dellabbattimento della «208», ma Scopelliti non ha arretrato, ha «trattato» direttamente con i gitani, ha parlato e convinto. E dividere la comunità ha significato anche spezzare il legame fra i clan.
Paradossalmente, lopposizione più dura al piano della giunta è venuta proprio dallOpera nomadi della città. Forse perché, sospetta il primo cittadino, integrare i rom significava svuotare di senso la missione stessa dellassociazione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.