«Così ho visto morire Venturini accanto a me»

«Così ho visto morire Venturini accanto a me»

(...) Fece appena in tempo a mostrarmi il tessuto zuppo di sangue e mormorare «che botta», poi stramazzò. Venne subito caricato su una macchina che stava transitando e trasportato all'ospedale di San Martino; dove spirò dopo una lunga agonia, il 1 maggio di quell'anno.
Tante cose sono state dette e scritte su Venturini, molto spesso imprecise: che fosse un sindacalista Cisnal o - magari - un semplice passante.
Nel momento in cui l'amministrazione genovese gli tributa l'onore di intitolare un vialetto con il suo nome, ritengo gli spetti anche un altro, di onore: quello della verità.
Perché io conoscevo bene Ugo, dai tempi delle scuole elementari in piazza Palermo, che frequentammo insieme, entrambi nati nel popoloso quartiere della Foce.
Figlio di un ciabattino, aveva trovato lavoro come operaio edile. Prese la tessera del Movimento Sociale Italiano nel 1960 dopo i «fatti di Genova», quando una sollevazione del popolo di sinistra impedì il congresso del nostro partito occupando il centro cittadino. Ugo diventò - così - dirigente della nostra sezione in Valbisagno, quella di piazza Giusti. Ma il suo primo impegno restava sempre il sociale, praticato quale volontario del soccorso e della pubblica assistenza.
Difatti venne ripetutamente insignito con medaglia d'oro per la sua opera generosa e disinteressata. Come quella volta in cui fu tra i primi soccorritori degli abitanti di via Digione, le cui case erano crollate per la frana nel quartiere di San Teodoro; lavorando ininterrottamente quarantotto ore, salvando vite e mettendo in sicurezza quanto ancora restava in piedi dopo la catastrofe.
Un uomo forte moralmente e fisicamente. Per questo diventò responsabile genovese dei Volontari Nazionali, i componenti del servizio d'ordine interno del partito, preposti a garantire che le manifestazioni pubbliche non degenerassero mai in scontri e tafferugli; che le «teste calde» di qualsivoglia colore ne impedissero lo svolgimento.
Questa era la veste con cui Venturini si trovava quel pomeriggio in piazza Verdi.


In quel tempo, quando militare significava affrontare pericoli, anche al prezzo della propria stessa vita. Non la stinta figurina di una generica vittima della violenza politica.
Sono certo che a Ugo dispiacerebbe l'essere ricordato in maniera diversa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica