Così i colori di Verna «sfidano» l’arte concettuale e quella povera

Una mostra importante è in corso ancora per qualche settimana a Roma in due piccoli spazi, perché di grande levatura è l’autore delle opere ospitate nelle due gallerie, Emmeotto in via Margutta e Ricerca d’Arte in via Giulia. Non si può perdere l’esposizione delle ultime tele e delle carte di Claudio Verna, un pittore del colore all’altezza della tradizione veneta del Cinquecento, capace di catalizzare lo sguardo e saturare gli occhi del più distratto dei visitatori. Verna è abbruzzese - ma fiorentino per formazione - e lavora a Roma da molti anni; è recentemente diventato Accademico di San Luca. Inutile ogni definizione che intenda inquadrarne l’arte. Claudio Verna, nato come pittore astratto, vive oggi e da decenni, di una pittura che ha assorbito in sé il problema della distinzione tra figurazione e astrazione, e non solo quello. Come la critica, e il pittore stesso nei suoi scritti, ha costantemente argomentato, si tratta di un lavoro che scaturisce da una ricerca rigorosa e ordinata, lenta e consapevole, nata quando il mondo dell’arte guardava con interesse ad altro rispetto alla pittura; quando l’arte povera e concettuale sembravano aver decretato la sua fine. Sin dagli anni Sessanta Verna procede in una ricerca che ha nel colore la ragion d’essere. Le sue tele, oggi e dal 2000 circa, sono tornate all’acrilico dei primi anni Settanta, dopo tanti anni di tecnica a olio, col risultato di privilegiare l’aspetto della sovrapposizione a quello della lenta costruzione intrecciata delle pennellate.
I suoi monocromi sono tali per compattezza, coerenza del tessuto pittorico, perché l’immagine finale riassume ed assume in sé tutte le fasi cromatico-compositive intermedie fino a fare di ciascun quadro un organismo pulsante dall'indivisibile corpo. Sono monocromi perché la generosità di ogni colore ottenuto in superficie si merita un’esclusività.

Eppure monocrome non sono affatto queste opere spesse, strati su strati di gesti-segni che non traducono ma esistono infine con tanto gentile peso, costruite secondo ordine e trasalimento, codici e deroghe, ritmo costante e dissonanze.
Fino al 14 maggio, galleria Emmeotto, via Margutta 8, martedì/sabato 11-14/15-20; e Ricerca D’Arte, via Giulia 180, martedì-sabato 11-13/16.30-19.30.

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