Massimo Piccaluga
Pallino al centro e via: Milano si rilassa e scopre il gioco delle bocce. Sono centinaia i campi regolamentari lunghi 28 metri e larghi quattro dove giovani e meno giovani si incontrano per scambiare due chiacchiere e fare un po di moto con la complicità delle sfere volanti. I campi in città li trovi dove meno te laspetti: parchi, giardinetti, oratori, retro di bar e privative. Con 76 bocciofile disseminate tra Milano e provincia e 1850 iscritti, siamo uno dei territori a maggiore densità di appassionati. Non solo anziani, anche se letà media dei giocatori si attesta sui cinquanta, ma anche giovani, signore, dirigenti di azienda, liberi professionisti e qualche giovanissimo: al Comitato provinciale Fib - la Federazione italiana bocce affiliata al Coni - risultano iscritti 45 Juniores under 18. «Sono perlopiù sportivi - dice Moreno Volpi, presidente del Comitato milanese - abituati a impegnarsi a fondo che sacrificano il proprio tempo libero per seguire il calendario delle gare. Ma sotto questa punta delliceberg - prosegue Volpi nel piccolo ufficio del Comitato tra decine di coppe, attestati e targhe - cè un numero crescente di ragazzi e ragazze che giocano a bocce per puro divertimento».
Del resto che quello delle bocce sia un «gioco da vecchi» è il classico luogo comune: gli esperti calcolano che nel corso di una sola partita si percorrono mediamente 1500 metri con un numero molto elevato di flessioni. Non per nulla i medici delluniversità francese di Montpellier furono i primi, nel Settecento, a ritenere che questo gioco fosse un eccezionale toccasana contro i reumatismi.
Il gioco tradizionalmente più praticato a Milano è la «raffa» in cui bisogna colpire le sfere al volo o facendole rotolare sul terreno. La boccia che più si avvicina al pallino fa punto e la partita termina a 12. Ma esiste anche il gioco «a volo» molto praticato in Liguria, Piemonte, Valle dAosta e Sardegna, più simile al gioco francese della petanque che si effettua con sfere più piccole e da una piattaforma di lancio più limitata. Bravi giocatori in città ce ne sono molti: basta dare unocchiata nei campi da gioco. Ma di professionisti veri e propri, con allattivo mille vittorie, un campionato mondiale, quattro titoli italiani e il comando della Squadra Nazionale dalla fine del Sessanta a metà degli Anni Ottanta cè solo lui, il 72enne Domenico Micca, decano dei boccisti sportivi milanesi ed ex bancario «per necessità».
«Il primo comandamento di questo gioco? Rispettare le norme e gli avversari». Micca mostra il regolamento elaborato dal Comitato Tecnico Nazionale nel 2003: una pubblicazione con 20 articoli corredati da centinaia di paragrafi, precisazioni, grafici che spiegano come deve essere il campo, come bisogna lanciare le bocce, i limiti di gioco, le linee di lancio, le penalità, i lanci nulli, gli urti consentiti e via di seguito. «Mi dispiace sentir dire che quello delle bocce è solo un passatempo - prosegue Micca che cominciò a giocare non ancora tredicenne, affascinato dai giocatori di una privativa di Affori che lui spiava seduto su un muretto - per giocare a bocce bisogna essere molto sportivi, avere un fisico integro e nervi saldi: ogni tiro necessita di concentrazione al limite dello stress; e in un campionato ogni giocatore fa sette, otto partite nella stessa giornata, dalle 9 di mattina alle 10 di sera. Insomma - conclude il campione - quella delle bocce è una scuola di impegno e di autocontrollo: altro che passatempo».
Professionismo a parte, il gioco delle bocce è vissuto dalla maggior parte dei milanesi come il più piacevole dei passatempi: basta fare un salto a «Milano In», via dei Missaglia 46/3 dove dal 1970 prospera il più grande bocciodromo di Milano: sui 12 campi di bocce al coperto, «quotidianamente spianati e compattati con polvere di maiolica» come puntualizza il gestore Augusto Marinelli, ci sono tantissimi anziani e meno anziani che al prezzo di 5 euro e 70 allora fanno la loro partitella: «Qui si allenano gli iscritti di otto bocciofile milanesi - prosegue Marinelli - ma possono giocare anche i semplici appassionati che sono comunque la maggior parte dei nostri clienti».
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