Salerno - Neonati in vendita per 25-30mila euro. Quarantamila la coppia. Il tariffario della banda di rom del campo nomadi di Secondigliano finita in carcere insieme a un'intermediaria italiana mentre piazzava una bimba appena nata, andrebbe aggiornato. Perché i prezzi oscillerebbero al rialzo, stando a indiscrezioni investigative che preludono a un’imminente svolta dell'inchiesta che a marzo ha già portato in galera gli zingari Djani Jovanovic, Susanna Radosalevic, Mustafà Rodica e i tre Constantin: Santa, Petrik e Cristiano. La caccia dei carabinieri di Nocera Inferiore a identificare e arrestare ulteriori complici, avrebbe dato i suoi frutti. Almeno tre le persone individuate. Mentre sono sei le segnalazioni di «trattative avviate» per l'acquisto di un bambino, trattative che non si capisce bene se siano poi andate effettivamente in porto, comunque analoghe a quella di Jessica, la piccola salvata dai carabinieri al momento dello scambio vicino al campo nomadi, tra il cimitero di Secondigliano e l'aeroporto di Capodichino. Le segnalazioni, arrivate dopo la pubblicazione delle foto degli zingari e della massaia insospettabile (già sfiorata dal sospetto di aver fregato milioni di lire a coppie di Marcianise e Pagani per aver loro promesso l'arrivo di un bebè) vengono lavorate in queste ore dai militari del maggiore Massimo Cagnazzo. Il quale, scomodato in caserma, oltre a un caffè non va: «Posso solo dire che effettivamente le indagini proseguono in modo spedito e che ci potrebbero presto essere sviluppi molto, ma molto, interessanti». Bocca ancor più cucita sui nuclei familiari che si sarebbero resi disponibili a cedere le proprie creature per soldi. Tra questi anche genitori italiani, poverissimi, rintracciati dai componenti del clan in paesi sperduti tra le montagne e le periferie più degradate dell'hinterland campano. Sistema sicuro. Collaudato: la madre naturale partorisce, il finto padre paga e riconosce come suo il figlio appena nato, la nuova mamma chiede l'adozione e con certificati falsi (anche questi forniti dall'organizzazione) si chiude il cerchio. Numerose le segnalazioni, ma indagare è impossibile senza una denuncia. Nonostante i bizantinismi del tribunale del Riesame - disquisendo intorno a un cavillo, la parola «ovvero» nell'articolo 600 del codice di procedura, ha vanificato sia l'arresto in flagranza dell'intermediatrice che la richiesta del pm e l'ordinanza del gip - l'inchiesta «ladri di bambini» promette dunque sviluppi imminenti. E solo leggendo le carte del procedimento del pm Amedeo Sessa si ha un'idea di come agiva questo gruppo di zingari fermato per caso, perché solo temendo di esser stati truffati dalla casalinga di Nocera due cognati senza prole hanno spifferato tutto al maresciallo Alberto Mancusi. È il 4 marzo scorso. «Più tardi ho appuntamento al telefono con questa signora Luigia - racconta ai carabinieri Raffaele, uno degli aspiranti papà - mi deve dire dove le devo portare il resto della somma, cioè 8mila euro in contanti». Detto, fatto. La chiamata pomeridiana viene registrata direttamente in caserma, un'altra la registra l'uomo: «Ok Raffaele - dice la donna - alle 15 fatti trovare in aeroporto. Ti chiamo quando ho con me il pacco, è bellissimo e con i capelli scuri». Il tempo di organizzare il servizio, prendere i soldi e fotocopiarli, e anche i carabinieri si presentano all’appuntamento nel viale d'accesso a Capodichino. La Renault Scenic di Raffaele arriva e resta in attesa 45 minuti. Squilla il cellulare: «Spostati dài, ci vediamo in corso Umberto La Maddalena (…). Sono in una Hyundai Athos, vicino la pizzeria (…) ». Raffaele avvia il motore, fa inversione a «U». Ecco il contatto. Breve conciliabolo, e la Hyundai si muove spedita con Raffaele che freme. Fermo al palo. Telefonate su telefonate. Relazionano i carabinieri: «A questo punto alla Hyundai si affianca così una Bmw di colore blu con due nomadi e numerosi bambini all'interno, seguita da una Opel Corsa con all'interno due uomini e due donne», rom si presume.
Ripartono lentamente per fermarsi a 200 metri da Raffaele. L'italiana del gruppo - annotano i carabinieri - apre lo sportello, preleva un bambino, e s'incammina per lo scambio. «Prima i soldi». «Eccoli, sono tutti. 8mila come avevamo detto». Grazie, prego. Il resto è cronaca. I carabinieri arrestano tutti poi sequestrano la ricevuta a firma Luigia Giordano («io sottoscritta dichiaro che ho ricevuto da Raffaele e Giuseppe la somma di 28mila euro per due bambini») in precedenza sfiorata dal sospetto di aver fregato milioni di lire a coppie di Marcianise e Pagani dopo aver loro promesso un bebè.
A seguire gli inquirenti rintracciano numerosi certificati di nascita e tessere sanitarie. Documenti falsi per bambini assolutamente veri, c'è da capire se già venduti o ancora da vendere.gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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