Si parte dai pozzi di petrolio, si arriva a Patrizia D’Addario. Aldo Giannuli segue le curve di un ragionamento sofisticato e suggestivo per arrivare a una conclusione granitica: «L’operazione D’Addario è stata un’operazione di intelligence. E con ogni probabilità la cabina di regia non è a Bari o a Roma, ma all’estero». Attenzione, Giannuli, storico e saggista, è uno che di 007 se ne intende: è suo un testo molto fortunato, Come funzionano i servizi segreti (Ponte alle grazie), che viviseziona il metodo di lavoro delle barbefinte. E l’occhio allenato dello studioso, che fra l’altro ha sempre avuto simpatie per la sinistra radicale, riconosce il complotto dietro lo scandalo delle escort.
Dottor Giannuli, lei aveva già espresso questa convinzione in una precedente intervista al «Giornale». Come fa ad essere così sicuro?
«Sono troppi gli elementi che non tornano».
Troppi?
«Nel giro di poche settimane, con una simultaneità impressionante, parte una campagna che definirei multipla per azzoppare il Cavaliere. I giornali francesi pubblicano vignette pesantissime, che ridicolizzano il nostro presidente del Consiglio».
Diritto di satira.
«Ma no, siamo ben oltre. A distanza di pochi giorni parte il Noemigate, con la storia della ragazza di Casoria. Poi, a giugno, per la precisione il 17, ecco l’intervista di Patrizia D’Addario al Corriere della Sera. Troppa roba in troppo poco tempo».
Non potrebbe essere un caso?
«Non siamo ingenui. Mettiamola così, qualcuno ha capito che il nostro premier ha un punto debole: le donne. Per ragioni sue ha deciso di partire all’attacco. E c’è un altro elemento da considerare».
Quale?
«Nello stesso periodo, supercongestionato, salta fuori un fotografo sardo, Antonello Zappadu, che incredibilmente ha scattato immagini al premier per anni senza che nessuno l’abbia mai fermato sulla porta di Villa Certosa. Guarda la combinazione, proprio in quelle settimane calde Zappadu dice di avere cinquemila foto, un archivio sterminato, e le tira fuori. Forse qualcuno ha visto quelle foto, ha fatto delle riflessioni, ha capito che si può partire dalle ragazze, dalle feste, dalle escort per dare un colpo all’immagine del premier».
D’accordo, ma chi?
«Non credo assolutamente ad una regia italiana. L’operazione è troppo raffinata, studiata nei dettagli, mirata».
E allora?
«Io andrei a cercare negli Usa o dalle parti di un certo Rupert Murdoch».
Negli Usa? E perché?
«Perché l’Eni, con la sponda del Cavaliere, sta attuando una politica energetica che gli americani vedono come il fumo negli occhi. L’Eni, che è un colosso mondiale, ha messo le mani sui più importante giacimento iracheno, poi c’è stata la mano tesa a Gheddafi e Chavez, soprattutto l’accordo fra Eni e Gazprom per la realizzazione del gasdotto South Stream che connetterà direttamente Russia ed Unione europea. Chiaro?».
Berlusconi si è messo contro gli Usa?
«C’è chi è finito nella polvere per molto, molto meno. In alternativa c’è il duello con Murdoch, il signore di Sky. Qui il braccio di ferro fra i due magnati della comunicazione si spiega da sé».
Ammettiamo che ci sia un’origine internazionale. Ma poi come si arriva a Tarantini e alla D’Addario?
«Io credo che ci si sia appoggiati a qualche personaggio locale. Io sono di Bari e Bari dispone di ottimi investigatori privati e ottimi penalisti».
Andiamo avanti.
«L’investigatore, o il penalista, ha contattato Tarantini e gli ha chiesto lumi».
La escort più adatta?
«Certo. Così è saltata fuori Patrizia D’Addario».
La escort col registratore.
«Che, certo non dall’investigatore ma da qualcuno molto più in alto, ha avuto precise garanzie».
Quali garanzie?
«Sulla vita, ovviamente. E sul compenso. Ora si parla di ingenti somme depositate dalla signorina nel Qatar. Staremo a vedere gli sviluppi delle indagini. Certo, la D’Addario ha chiuso deliberatamente la sua carriera di escort e non posso pensare che l’abbia fatto a cuor leggero. Andando a sfidare, col suo registratorino, il premier, la security, le forze di polizia. Ma su, c’è un limite a tutto».
Nella sua spy story c’è spazio anche per i servizi segreti?
«Può darsi che qualche 007 corrotto, o qualche talpa interna a Mediaset, abbia agevolato il complotto. Così come è evidente che qualcuno a sinistra ha cercato di speculare su questa storia, senza rendersi conto che una vicenda del genere non indebolisce solo il premier ma l’Italia intera.
Siamo all’ultima puntata, o ci saranno altri colpi di scena?
«L’obiettivo resta quello di prima: indebolire il premier, destabilizzare l’Italia. Quindi attrezziamoci: il peggio non è passato».
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