«Così imporrò lo stile C1» I piani di Favey (Citroën)

Incontro con il capo della filiale italiana. La sfida con Peugeot

Pierluigi Bonora

da Milano

«A cosa puntiamo quest’anno in Italia? A una quota mercato intorno al 6%. Gli obiettivi? Mantenere i livelli di 150mila vetture l’anno e una penetrazione tra il 6 e il 7%, oltre ovviamente a migliorare sempre più la qualità dell’assistenza. Certo è che la crescita del marchio in questi ultimi 4 anni, quando siamo passati da 80mila a 150mila vetture immatricolate, i nostri concessionari si sono trovati a che fare con il doppio dei clienti abituali. Da qui la necessità di adattare in tempi record tutti i servizi alla nuova realtà».
Da settembre amministratore delegato di Citroën Italia, Alain Favey, 39 anni, fa il punto con il Giornale sulla sua esperienza alla guida del brand del gruppo Psa che lo scorso anno ha vinto sul mercato italiano la sfida in famiglia con Peugeot: più di 146.400 unità (6,47% di quota mercato), rispetto alle oltre 106mila dei cugini (4,09%). È un duello, quello tra Citroën e Peugeot, che si misura su city-car e utilitarie, con il vantaggio che la casa del leone quest’anno annovera la nuova 207 diretta concorrente della C3. Interessante, poi, sarà vedere chi la spunterà tra le «gemelline» C1 e 107, prodotte insieme alla Toyota Aygo.
Monsieur Favey, ormai si è fatto un’idea del mercato italiano...
«Il segmento delle utilitarie è oggetto di una concorrenza fortissima. È quindi difficile essere competitivi solo sul prezzo o sulle dotazioni. La situazione impone di essere molto creativi».

Il suo compito, quest’anno, è di lanciare al massimo la C1...

«È un modello che vendiamo bene. Abbiamo superato quota 7.300, in vantaggio e da molto su 107 e Aygo. L’obiettivo è di arrivare a 25mila unità l’anno. A fare la differenza non è il listino, ma il posizionamento sul mercato e la scelta del target, in questo caso i giovani e le donne».
Anche gli accordi mirati hanno la loro importanza...
«Sì, come quelli con Vodafone, Pinko, Kartell oppure l’offerta che ha messo a disposizione dei clienti navigatore e lettore Mp3».
È più difficile guidare un marchio come Citroën in Italia, rispetto ai suoi colleghi al volante di altre filiali europee?
«Ogni mercato ha le sue caratteristiche. L’Italia reagisce molto di più sulla moda, per esempio».
La possibile introduzione di pedaggi per l’accesso nei centri storici e i blocchi del traffico. Cosa ne pensa?

«Parlare di Euro 4 al passato è veramente anomalo. Ci vuole più serietà. Ha fatto bene il presidente dell’Unrae, Salvatore Pistola, a prendere posizione su questo problema.

Da parte del gruppo Psa non dimentichiamo che siamo stati i primi a proporre il filtro antiparticolato, sistema che trattiene le polveri nei motori diesel. Il fatto che una vettura con Fap possa circolare in determinate situazioni è il risultato delle pressioni fatte dalla categoria».

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